SFILATA AGOSTO 1995 - Andora nel tempo

Vai ai contenuti
LA SFILATA DI AGOSTO 1995
y


Agosto 1995.

La sfilata annuale si svolge nei giardini di Villa Laura.
Il Big Ben Pub utilizza per tutta l’estate tale luogo come dehor con musica dal vivo, eseguita tutte le sere da un musicista lombardo, Romeo Pigni.
L’inizio è previsto per le 21,30, c’è il tutto esaurito, pienissimo, ed i Vigili Urbani intervengono per deviare il traffico dal tratto di via San Damiano tra gli Archi dell’antico acquedotto e la via Aurelia, perché la gente si è ammassata in via San Damiano e sul marciapiede adiacente, nonché sul tratto di passeggiata mare di fronte.
Le ragazze che sfilano eseguono i cambi d’abito all’interno di Villa Laura, poi scendono dalla scalinata, percorrono avanti e indietro il corridoio centrale nel giardino.
Il percorso passa tra le due ali dei tavolini è disseminato di luci psichedeliche, mentre un occhio di bue è sistemato sul terrazzo al piano superiore di Villa Laura.
Nel pomeriggio sono state effettuate le prove, anche con la musica, grazie a Romeo che si è prestato oltre il suo normale impegno serale.
Tuttavia, dell’impianto luci sono state provate solo quelle psichedeliche e stroboscopiche (che sono mie e a disposizione da giorni per altre prove fatte), perché un inconveniente nel noleggio della restante attrezzatura, ha permesso di avere tutto l’occorrente solo all’ora di cena e non ci siamo preoccupati di fare altre prove, visto che c’erano già altri preparativi da portare a termine.
Tutto è pronto e, alle 21,30 in punto, la serata ha inizio.
Parte la musica, si accende l’occhio di bue ….. Disastro!!! Tutto l’isolato al buio, perché l’impianto non ha retto.
Come logico che sia, un susseguirsi di schiamazzi e fischi.
Io mi trovo ad uno dei tavolini di fronte al musicista, che raggiungo in un istante e cominciamo freneticamente a verificare se ci fosse un contatto tra gli spinotti ….. il problema è altrove, ma come fare?
Ai tavolini la gente si agita poco, anche perché hanno già tutti la consumazione servita e poi sono tutti o amici o clienti e, quindi, dimostrano comprensione, ma fuori …..!!
Gianfranco, che era l’addetto all’occhio di bue, e lo aveva affittato nel pomeriggio, tra due modelli disponibili aveva scelto il più potente - 5 KW (logico che l’impianto non abbia retto!!) ci raggiunge e la prima domanda che gli viene fatta è quale fosse la potenza di tale attrezzatura.
Preso atto del problema.
Qualcuno utilizza gli accendini per darci sostegno nei controlli dei cavi e, ad un tratto, si avvicinano tre persone:
  • Luciano Dabroi, che era ospite ad uno dei tavolini;
  • Gianni, un suo amico, con pochi capelli, rappresentante di gioielli che conoscevo tra le amicizie “di spiaggia”;
  • un altro signore che non conoscevo, ma con cui saremmo diventati amici anni dopo, il quale era un dipendente ENEL, Giuseppe Godone.
Facendo un breve e disperato consulto, Luciano, bene informato, mi dice che in uno sgabuzzino della Villa, sarebbe stato presente un vecchio attacco della 380, non più usato da tempo, ma sempre attivo.
Giuseppe si rivolge a me, che purtroppo rappresento in quel momento un po’ tutta l’ansia dell’organizzazione, dicendomi che avremmo potuto andare a vedere la situazione e capire se si potesse fare qualcosa.
Partiamo in quattro: davanti Luciano e Gianni (che si era rapidamente procurato una scatoletta di cerini), Giuseppe ed io ….. è buio completo e, facendoci strada accendendo dei cerini, non ci accorgiamo che ci segue Gianfranco.
Arriviamo nello sgabuzzino e vediamo i contatori: uno vicino all’altro, un generale dell’impianto e il 380.
L’ingresso e lo spazio interno sono impegnati da oggetti ed attrezzatura di ogni genere, tanto da permettere il passaggio solo ad una persona piccola e, in questo caso tocca a me.
Il generale è saltato ovviamente e, pur provando a rimetterlo in funzione, non succede nulla.
Non capiamo e Giuseppe si chiede per quale motivo non si rimetta l’impianto in funzione.
Istintivamente, suppongo che Gianfranco non abbia spento l’occhio di bue dopo averlo acceso ed essere saltata la corrente.
Ed in quel preciso momento ci accorgiamo della sua presenza, perché risponde dietro di noi, dicendo che non l’aveva spento in quanto non sarebbe servito a niente, poichè non c’era comunque corrente.
Dopo una risata di tutti e cinque, tra le colorite “osservazioni” di Luciano, forse più dovuta alla confusione del momento, Giuseppe dice che si potrebbe tentare un “cavallo”, cioè collegare provvisoriamente il 380 al generale, con un cavo di fortuna installato provvisoriamente.
Ma lui non riesce a passare dal varco e gli rispondo che posso provarci io, se mi guida nelle operazioni.
Siamo tutti letteralmente inzuppati, per l’umidità dell’ambiente e per la tensione ed io, non l’ho detto a nessuno, ma quando ho raggiunto i contatori mi sono trovato immerso con i piedi nell’acqua fin oltre le caviglie, bagnandomi i pantaloni fino ai polpacci.
Nessuno degli altri si è accorto di questa situazione.
Finiscono i cerini e Luciano torna tra gli invitati a cercarne altre scatolette.
Sicuramente ha fatto prima che ha potuto, ma per noi che siamo rimasti in un buco al buio, il tempo è trascorso in modo diverso.
Torna attrezzato, scherzando sul fatto che durante il tragitto avesse mandato al diavolo un paio di persone che avevano “esagerato negli apprezzamenti”.
Giuseppe trova un cavo elettrico e un cadavere di cacciavite poco lontano (in pratica senza manico); taglia in due il cavo, utilizzando lo spigolo di un mattone, spella con i denti tutte le estremità dei due cavetti e me li passa, insieme al cacciavite e si sporge quanto più possibile nel varco, per guidarmi.
Gianni, intanto, si era avvicinato a Luciano per aiutarlo a farci luce con i cerini: Luciano li teneva il più possibile accesi, fino a bruciarsi le dita, illustrando le scottature con espressioni “tipiche”.
Io mi rivolgo a lui, ironicamente, dicendogli di starci vicino, perché essendo senza capelli, crea una sorta di effetto lampadina, riflettendo ed amplificando con la sua testa la poca luce del cerino.
Una rapida mandata in quel paese al mio indirizzo e si comincia.
Giuseppe mi guida, con tranquillità e sicurezza, che mi trasmette in ogni istante, facendomi dimenticare che mi trovo in una friggitrice che può esplodere da un momento all’altro se qualcosa va storto.
Sistemo il primo cavo, sistemo il secondo, e mentre sto finendo, provo a cambiare posizione perché sono piegato ed estremamente scomodo; muovendomi, sposto i piedi e si sente perfettamente definito lo sciacquio dell’acqua dentro a cui mi trovavo immerso.
Giuseppe mi stringe forte il braccio più vicino a lui, incrociamo gli sguardi ed improvvisamente vedo spavento e preoccupazione nei suoi occhi.
Sorrido e lo tranquillizzo, dicendo che ormai abbiamo quasi finito
Fisso l’ultima estremità del cavo, mentre Luciano dice di sbrigarci perché ha quasi finito di nuovo i cerini.
Giuseppe mi prende per un braccio, tirandomi, per invitarmi ad uscire almeno dall’acqua, prima di azionare il contatore (non che cambi molto la situazione, ma un accorgimento istintivo).
Sporgendomi dal varco, aziono il contatore e …… il risultato lo capiamo subito dallo scrosciante applauso che sentiamo ….. ci sono le luci, con l’occhio di bue lasciato acceso da Gianfranco, che starà accecando un po’ di persone.
Mentre torniamo, Luciano vede che ho scarpe e pantaloni bagnati fino quasi al ginocchio e comincia a rimproverarmi seriamente, in modo piuttosto colorito, coinvolgendo nella responsabilità anche Giuseppe, che tengo fuori dalla situazione, insistendo sul fatto che fosse totalmente ignaro di quali fossero le effettive condizioni durante “l’intervento impiantistico”, restituendogli con gratitudine la stretta al braccio che mi aveva dato poco prima.
Durante le ultime fasi dell’intervento, Gianfranco era rimasto più defilato e adesso che ci seguiva durante il percorso di ritorno, ripeteva in continuazione: “ …. i sèi propriu abèlinai!!”.
Torniamo ai nostri tavolini, parte ufficialmente la serata con circa 35 minuti di ritardo, ma non ci sono più intoppi e lo spettacolo riscuote un elevato gradimento.
Il giorno dopo, Giuseppe, “casualmente” in zona per servizio, si occupò di rimettere a posto tutto.


y
Torna ai contenuti