TORRIONI DI DIFESA - Andora nel tempo

Andora nel tempo
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TORRIONI DI DIFESA

I TORRIONI DI DIFESA
(Mario Vassallo)

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Secondo la cartografia storica redatta da Matteo Vinzoni, lungo il tratto costiero "andoriano" si rileva a presenza di quattro posti di guardia o baluardi:
  1. Posto di guardia detto "del Pino", era costituito da una Casetta di materia al princjpio della Spiaggia di Andora a Ponente; in essa vigilavano quattro uomini scelti e milizie durante la notte, provenienti da S. Giovanni, Duomo, Conna, Moltedo. Ciascuno di questi luoghi aveva un proprio caporale.
  2. La "Torre della Marina", che era presieduta durante il giorno da due uomini, e durante la notte da altri quattro, provenienti da Tigorella, Forti, S. Bartolomeo, S. Pietro, Marino, Castello, Colla Micheri, Marina, Mezzacqua; anche per questo posto di guardia esisteva un caporale per ciascuno dei suddetti luoghi.
  3. Il "Coscione" al terminar della spiaggia sopra un erto di Scogli, costituito da una casetta a secco con quattro uomini di vedetta durante la notte.
  4. Posto di guardia "del Cavo", ossia "della Mortola"; come il precedente era una casella a secco, con un presidio di due uomini durante il giorno e tre durante la notte.

     

(*) Testo tratto dalla Tesi di Laurea di Sabrina Lunghi.




Nel 1531 l'abitato della Marina e del Castello furono distrutti dai Corsari turchi e in Andora venne istituito un servizio di ronda, a controllo della costa, ma il podestà si lamenta con Genova perché gli uomini preferiscono pagare le esigue multe, piuttosto che fare la guardia, mancando tra l’altro polvere e munizioni.
Nel Quartiere di Laigueglia vengono eretti il Torrione del Cavallo, a levante dell’abitato (ancora esistente) ed un altro torrione al centro del paese (non più esistente, sorgeva nell’attuale piazza Cavour).

  

I laiguegliesi, anch’essi molto esposti alle invasioni predatorie dal mare, avevano dovuto rinunciare all’originaria idea di costruire una cinta di mura fortificate intorno al paese e all’edificazione di un forte sul poggio retrostante l’abitato, a causa degli elevati ed inaffrontabili costi.
Come opera di ripiego, gli sforzi e l’attenzione furono dedicati alla realizzazione del torrione centrale, iniziato dopo molte liti amministrative ed economiche fra Laigueglia e gli altri Quartieri della Comunità di Andora, che venne ultimato piuttosto rapidamente, risultando una robustissima costruzione a base circolare, con scarpa esterna terminante con una cordonatura riempita fino all’altezza dell’accesso, alto alcuni metri rispetto al livello del suolo circostante  e  protetto  da  un  ponte  levatoio: base di diametro 11,20 metri, altezza 9,70 metri e muri spessi 1,75 metri, dotato di pezzo di artiglieria, inizialmente di ferro e sostituito in seguito da due pezzi di bronzo, con servizio continuo di un bombardiere pagato dalla Comunità.

Nel 1552, circa venti anni dopo l’avvenuta distruzione del borgo litoraneo, anche gli “andoriani” decisero di ricostruire l'abitato della Marina ed erigervi un torrione di difesa, dopo aver ottenuto il consenso della Repubblica di Genova, che invia un commissario ad organizzare e dirigere i lavori, pur di non impiegare denaro.
I lavori iniziati vennero presto sospesi per mancanza di denaro e anche per lo scoppio dei soliti dissidi con le Ville dell’alta Val Merula, che non intendevano partecipare a spese ritenute inutili.

L'abitato della Marina venne ricostruito con spese totalmente a carico di chi vi avrebbe risieduto e, nel 1561, fu chiesto senza riscontro a Genova un aiuto economico (che invece viene concesso a Laigueglia perché pressata dai debiti) per poter fortificare almeno il “Paraxo”.
Nella primavera del 1564, la Comunità di Andora decise di erigere un baluardo sulla spiaggia, a protezione dell'abitato ricostruito.
Per volontà del governo genovese vennero elette cinque persone che dovevano progettare l’opera, calcolare le spese, ripartirle fra gli abitanti e stabilire le modalità di esazione.
Sorsero nuovamente aspre controversie tra le varie Ville ed il Quartiere di Laigueglia, creando un blocco dei lavori, che ripresero soltanto l’anno seguente, con l’intervento del podestà di Alassio che esonerò Laigueglia dal contribuire alla spesa, ma mancando ancora molti denari, la Comunità chiese ancora a Genova che venisse concessa l’esenzione dall’avaria.
Il torrione (Bastione della Marina) venne edificato a pianta circolare, con un diametro di base di poco più di 10 metri, alto quasi 9 metri, con i muri spessi alla base poco meno di 2 metri.
Fu utilizzato come carcere e da postazione antisbarco, con guardia ogni notte e dotato di un pezzo di artiglieria di bronzo lungo 2,5 mezzo, del peso di oltre di una tonnellata.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, alla originaria costruzione furono addossati i vari corpi di fabbrica giunti fino ad oggi.

Esisteva un altro torrione contro le incursioni barbaresche (oltre al Bastione della Marina), costruito nel 1725 su Capo Mele, a metà tra Andora e Laigueglia e detto “del Ciglione” (o anche “del Giuncheto” o “delle Pinete”), il quale fu completamente distrutto, probabilmente durante i lavori di epoca napoleonica di realizzazione della Strada della Cornice (oggi via Aurelia).
Questa torre era di dimensioni più piccole delle altre, con base di 6 metri di diametro, altezza di 7 metri ed era armata di uno smeriglio in ferro, avendo unico scopo di impedire alle navi nemiche di trovare riparo a ridosso di Capo Mele (era situata circa in prossimità di dove sorse la “Fonte del Faro”, odierna “La Suerte”).



Il sistema difensivo della Comunità era completato dal fortino di Rollo, una robusta costruzione del XV secolo, munita agli angoli di guardiole pensili per i soldati, successivamente adibita a Casa Canonica e dalla torre-porta del Castello, la quale aveva certamente funzione militare di vedetta e di difesa, prima di diventare la torre campanaria dell’adiacente Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo.

  

Anche a causa delle ripetute invasioni e scorrerie barbaresche, gli abitanti della Valle del Merula furono indotti e costretti ad edificare le loro case non sul mare e nella piana (posizioni più comode), ma sui versanti collinari, in posizione dominante da dove potevano controllare ed avvistare meglio i movimenti nemici, organizzando la difesa delle borgate.
Le case venivano costruite concentrate in nuclei, spesso raccolti intorno ad una chiesetta, unite tra loro da passaggi coperti o ponticelli e arcate, che offrivano maggiori probabilità di fuga in caso di assalto, con finestre ridotte a piccole aperture, sia per motivi climatici che per costituire un miglior riparo dalle armi nemiche.
Ogni nucleo edificato aveva una o più cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, in modo da poter resistere ad un eventuale assedio.
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Sito Web ideato e realizzato da Mario Vassallo - Andora
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Per informazioni scrivere a info@andoraneltempo.it
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