BORGATA SAN DAMIANO - Andora nel tempo

Andora nel tempo
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BORGATA SAN DAMIANO

SANTI COSMA E DAMIANO
(Sabrina Lunghi)
Estratto mappa impianto Nuovo Catasto Terreni - Agenzia delle Entrate
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Come si è appena detto, dalla piazza antistante l’oratorio dei S.S. Sebastiano e Michele di Colla Micheri si dipartono due strade. Quella più meridionale raggiunge l’oratorio dei S.S. Cosma e Damiano.
Riguardo ad esso il Giardinello dice: L’Oratorio campestre de S.S. Cosma e Damiano posto nella Costa, ha solamente di reddito per alberi d’olive soldi 40 [134]. E da queste parole non è possibile arguire nulla sull’origine e la storia di questo edificio.
Ma un dato preziosissimo è riposto nella targa marmorea infissa sul lato settentrionale (Fig. 92). Su di essa, alla destra di un’arma recante tre gigli su banda trasversale, sovrapposta ad altre tre lisce, in gotica epigrafica rotonda, sono scolpite le seguenti parole:
Ista ecclexia est Sanctor(um) Cosma z(et) Dameani./Qua fecit fieri Johanes/Antonius Achino faber/civis Ianue p<ro> anima sua/MCCCCLX. die XVI junii.
Si tratta dell’epigrafe dedicatoria, dalla quale rinveniamo la data di fondazione dell’oratorio - 16 giugno 1460 -, la sua intitolazione, duplice sin dall’origine, il committente - Giovanni Antonio Achino -, cittadino genovese, che fece ergere questa ecclexia per la propria anima. Achino è un cognome presente nel censimento del 1607, diffuso a S. Giovanni nella variante Acchino. Questo Giovanni Antonio fu probabilmente un personaggio facoltoso, originario di Andora, che per censo o cariche particolari ottenne la cittadinanza genovese. La qualifica di faber ci dice infatti che era un maestro nell’arte della lavorazione del ferro, e forse anche un commerciante di tale metallo.
L’edificio presenta una pianta rettangolare, leggermente rastremata verso l’abside poligonale, orientato verso est, secondo la norma. A quest’ultimo, verso nord, è addossato un corpo comunicante direttamente con l’interno dell’oratorio, con funzione di sacrestia (m. 6 x m. 14, la sacrestia annessa m. 3.5 x m. 4; ...).
Attualmente l’accesso all’edificio avviene dal lato occidentale (Fig. 93), tramite una piccola apertura cui si accede attraverso una duplice gradinata di quattro scalini, realizzata in pietra. In origine un ingresso, le cui dimensioni erano simili all’attuale in facciata, si trovava anche sul lato settentrionale. Quest’ultimo venne poi tamponato (Fig. 94).
La parete ovest presenta un profilo a capanna; il tessuto murario è costituito da conci di arenaria e calcare disposti a corsi irregolari, assemblati da sottili strati di malta. Un grosso arco, che sovrasta la porta, svolge sia una funzione strutturale di arco di scarico che decorativa, e si ripresenta sul lato settentrionale (Fig. 94) e meridionale (Fig. 95). Quasi al culmine della parete fu ricavata un’apertura trilobata, probabilmente in epoca successiva alla fondazione.
Il lato meridionale è sostenuto da due robusti contrafforti (Fig. 96), il più occidentale dei quali, a causa di un crollo, mostra la sua struttura interna (Fig. 97). Si può osservare che esso fu realizzato riempendo il perimetro esterno costituito da conci in pietra, con materiale di scarto, secondo la tecnica dei paramenti a sacco. In corrispondenza dell’abside, tangente alla copertura si trova una apertura lunata, simile a quella riscontrata nella parete meridionale del rudere dell’oratorio di S. Benedetto in frazione S. Bartolomeo (Fig. 61) [135].
L’abside poligonale è supportata alla base da una poderosa scarpata (Fig. 98), realizzata con grossi blocchi appena sbozzati, frammista a conci più sottili, assemblati da poco legante. La roccia molto scura di questi ultimi, annerita dal tempo, contrasta con quella più chiara della parete sovrastante (Fig. 99).
Alla parete orientale e meridionale è addossata, come si è detto, la sacrestia (Fig. 100), sostenuta agli angoli est ed ovest da due contrafforti, realizzati con grossi blocchi ben squadrati (Fig. 101). Due feritoie, ricavate nei lati orientale e occidentale, danno luce all’interno del vano (Fig. 102).
La parete settentrionale è quella che presenta i maggiori interventi ad intonaco (Fig. 94 e 103).
L’interno (Fig. 104) è oggi fortemente danneggiato, a causa di recenti atti vandalici che si sono aggiunti a quanto era stato prodotto da un protratto abbandono.
La tecnica costruttiva impiegata in questo edificio, piuttosto povera e tipica del contesto rurale in cui è inserito - va ribadito infatti che si tratta di un oratorio campestre -, può essere assegnata alla seconda metà del XV secolo, e quindi il contenuto dell’epigrafe murata nella parete settentrionale si adatta perfettamente alla cronologia della muratura.
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134 GIARDINELLO 1624, c. 370.
135 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. V, p. 170.


Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.

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