TERREMOTO DEL 1887
IL TERREMOTO DEL 1887
(Mario Vassallo)
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Il 23 febbraio 1887, mercoledì delle Ceneri, un disastroso terremoto colpì la Liguria occidentale, il Piemonte e la Provenza.
La prima scossa, alle prime luci dell'alba (ore 6,21), fu preceduta da un grande boato e seguita da altre di notevole intensità e per un totale di oltre 200, con un'intensità massima tra il IX - X grado della Scala Mercalli e con una magnitudo di 6,5 - Scala Richter.
Alcuni tratti della costa furono interessati da fenomeni di maremoto, con ritiro del fronte marino di alcune decine di metri e ritorno di onde anche di 4 - 6 metri.
Numerosi furono i centri danneggiati, con i picchi di Diano Marina (190 morti), Baiardo (226 morti di cui 224 sepolti nel crollo della chiesa), Apricale (distrutta completamente, senza vittime e con soli 7 feriti), Bussana (53 vittime, distrutta completamente e successivamente ricostruita in altro luogo come Bussana Nuova).
In totale le vittime ufficiali accertate saranno 644
Anche Andora fu interessata dall'evento con 2 morti e 16 feriti e riscontrando, tra gli altri:
- gravi danni alla palazzina del Marchese Marco Maglioni (lesioni tali da ridurre in rovina l'intera residenza), il quale si salvò essendosi trovato altrove quella notte;
- l'acquedotto della Marina subì vistose lesioni ad alcune arcate, con parziale distacco di porzioni murarie e danneggiamento della canaletta di scolo sommitale, la quale rimase interrotta in vari tratti;

- la strada provinciale intercomunale e la litoranea (Strada della Cornice - Aurelia) risultarono caratterizzate da larghi e profondi crepacci;
- ci furono notevoli frane su Capo Mele, tanto da modificarne definitivamente il profilo costiero del promontorio in corrispondenza al Faro; una di queste compromise definitivamente la cava presente e da tempo in buona parte non più utilizzata;
- da una delle spaccature maggiori, alle pendici di Capo Mele, si crearono delle fuoriuscite di materiale melmoso che originarono depressioni acquitrinose, le quali persistettero per alcune settimane, fino al loro naturale riassorbimento all'interno del suolo;
- il Faro di Capo Mele subì il danneggiamento della copertura;
- la concomitanza tra il crollo delle scogliere scoscese ed il ritiro del mare per oltre una trentina di metri originarono una alta duna costiera di materiale incoerente, lunga oltre 150 metri, gradualmente erosa dalle potenti mareggiate che seguirono per settimane alle onde di maremoto che generò onde alte 4 metri;
- l'abitato costiero della Marina fu in parte allagato dal ritorno del mare, sebbene i muri di protezione ai campi, soprattutto quello eretto a monte del tracciato viario litoraneo, abbiano retto all'impatto improvviso e ripetuto con le forti onde, manifestando crolli localizzati in brevi tratti;
- nella borgata della Marina, il fondo di un pozzo si alzò di alcuni metri, diventando asciutto;
- la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista risultò essere segnata da ingenti danni e l'unica a necessitare importanti interventi di manutenzione conseguenti all'interno dell'intero Comune;
- nella Borgata Castello si registrarono diversi crolli tra gli edifici presenti in stato di rudere e vistose lesioni su altri abitati o utilizzati per scopi agricoli;
- nelle restanti borgate si manifestarono danni di una qualche entità rilevante nelle località Confredi, Canussi, Piazza, Lanfredi, Divizi, Moltedo;
- le case della Borgata Costa d'Agosti subirono ingenti crolli, tanto da risultare l'intero edificato praticamente distrutto e non più agibile e la stessa sorte interessò la Borgata Costa dei Galleani, le cui abitazioni restarono fruibili solo più per un terzo di quelle precedentemente esistenti;
- nella Borgata di Conna, poco lontano dalla Chiesa Parrocchiale di Sant'Andrea, si verificarono lesioni e crolli parziali di alcuni edifici, tra cui la dimora "du Sciù Dega", ovvero Diego Maurizio Guardone, benestante del luogo, che crollò completamente.
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TESTIMONIANZE DEL TERREMOTO DEL 1887
Si riporta la ricostruzione di cosa successe, con estratti delle drammatiche testimonianze dei presenti all’epoca dell’evento.
L’evento tragico si verificò la mattina del 23 febbraio 1887, mercoledì delle Ceneri, quando non era “ancora cessata l’eco dei tripudi spensierati, allegri, del carnevale”, festeggiato in Diano Marina “secondo le usanze del paese: qualche mascherata per le vie, brigatelle ozianti e liete per le piazze, buontemponi e devoti a Bacco nelle osterie ….”.
La prima scossa (h. 6.25), “cominciata con alcuni violenti ma brevi sussulti, a cui seguirono fortissime ondulazioni frammiste a nuovi movimenti sussultori”, durò 28” e fu accompagnata da boati-rombi premonitori e da “una fitta colonna di vapori di color cenere biancastra” che “sfiorava in guisa di drappo funereo i tetti delle case della povera Diano, tra la Chiesa e la borgata Paradisi”, “La maggior intensità non fu al principio ma verso la fine della scossa ….. e molte persone, non potendo reggersi in piedi caddero o dovettero appoggiarsi”.
Le piccole scosse ed i tremiti del suolo erano ininterrotti: l’effetto era tale che "la sabbia saltava alla spiaggia del mare come sopra una lastra metallica in vibrazione e si afferma che ad Andora la sabbia e i ciotoli saltavano a più di un metro d’altezza".
“Molte case, forse le meno solide, o le più esposte alla violenza tellurica, crollarono d’un tratto, tutte rimanendo sconquassate e rotte ... e tosto d’ogni parte grida e lamenti. Alcuni avevano trovato sepoltura immediata nel proprio letto, altri fuggirono o precipitarono dalle abitazioni, restando poi vittime delle mura rovinanti a mezzo le vie irregolari ed anguste”.
La seconda scossa (h. 6.35) “solo ondulatoria, preceduta da rombo, durò circa 15”, fu meno forte della prima, ma cagionò nuove rovine”.
La terza scossa (h. 9.00) “preceduta pure da rombo, durò da 4 a 5” e parve prima sussultoria poi ondulatoria e rotatoria. Secondo alcuni fu un po' più forte della seconda, meno però della prima ….. Alcuni durante questa scossa videro saltellare le pietre del lastricato”.
“Un minuto dopo seguì una quarta scossa meno forte e di 1 a 2” di durata”.
“Qualche istante avanti la prima e la terza scossa il mare sobolliva, lungi da terra senza che ci fosse vento ed una specie di vortice d'acqua di 25 a 35 m. di diametro si avanzava verso terra, producendosi la scossa al momento in cui esso toccava il suolo... Al momento delle grandi scosse …. dicono si sia sentito un forte odore di solfo”.
“Le mura maestre rimasero in piedi, ma i solai dei piani superiori si distaccarono e precipitando sui sottoposti convertirono in un mucchio di rottami tutto l’interno del fabbricato. Spesse volte diroccarono le scale; quasi sempre si trovò scompaginato il tetto ….. e non mancano casi in cui si vede addirittura sfondato.
Le case rimaste in piedi presentano quasi tutte spaccature verticali sopra e sotto le linee che limitano i vani delle porte e finestre. Ove si danno due o più finestre sovrapposte, le fessure passano dall’una all'altra. Queste fessure sono poi sempre più spiccate in corrispondenza degli angoli e nei piani superiori”.

Epicentro del terremoto del 23 febbraio 1887
(Taramelli Mercalli - "Il terremoto ligure del 23 febbraio 1887" - Tip. Metastasio - ROMA 1888
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