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LA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MATTEO A LAIGUEGLIA
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LA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MATTEO A LAIGUEGLIA
(Mario Vassallo - Felice Schivo)
Foto per gentile concessione Felice Schivo
Si dice che sul sito della attuale chiesa ne sorgesse una molto antica dal IV secolo, dedicata a San Matteo.
Nel 1531 San Matteo, grazie a papa Clemente VII, divenne parrocchia, staccandosi dalla Chiesa matrice di San Giovanni Battista in Andora.
Nella la prima metà del Seicento l'edificio si presentava con un’aula a tre navate, sorrette da colonne in pietra nera, orientato parallelamente al borgo sviluppatosi lungo il litorale.
Il coro era a levante e in facciata figurava un portale in pietra nera, con l'immagine di San Matteo, con incisa la data 1616 (presumibilmente riferita ad uno degli interventi di modifica e restauro subìti nel tempo).
Foto per gentile concessione Felice Schivo
Una iscrizione in controfacciata, datata 1565, riportata dal canonico Ambrogio Paneri nel “Giardinello”, pone qualche dubbio sulla effettiva datazione.
Di questa costruzione originaria rimangono solo alcuni elementi di arredo marmoreo.
Nel 1585, il visitatore apostolico Mons. Nicolo Mascardi, ordinò che il campanile fosse costruito in posizione diversa da quella che occupava, ma non si conosce se tale indicazione sia stata attuata e la veduta secentesca di Laigueglia che compare in calce alla tela inserita nella volta dell'oratorio, presenta a lato della parrocchiale, un campanile a cuspide, come da stile tardo-medioevale.
Alla fine del XVI secolo la chiesa comprendeva l’altare maggiore ed altri tre dedicati a: Compagnia del Rosario (esistente dal 1576), Compagnia del Carmine (esistente dal 1607), Compagnia del Sacramento (esistente dal 1609).
Successivamente, grazie anche alle buone condizioni economiche locali derivanti dai proventi della pesca del corallo, si aggiunsero quelli dedicati a: Crocifisso (1630), Sant’Ireneo martire (1637 - quest’ultimo a seguito dell'arrivo a Roma delle reliquie del santo, trasferite da Gio Francesco Maglione che le donò alla chiesa) e Sant’ Erasmo (patrono della gente di mare).
Dal 1715 al 1723 si procede ad una completa ricostruzione dell’edificio parrocchiale in forme barocche: sul sedime di quello antico, sorse un’aula che si allargava al centro con uno spazio ottagonale coperto da volta a cupola, unitamente ad una serie di cappelle aperte nei muri perimetrali.
I lavori iniziarono nel 1715 e terminarono nel 1723.
L’architetto, sconosciuto, si ritiene possa essere Antonio Maria Ricca, originario di Lavina (entroterra di Albenga), anche in funzione del fatto che furono due suoi collaboratori, il savonese Girolamo Veneziano detto “il Fontanetta” e Giacomo Filippo Marvaldi da Candeasco, ad effettuare la perizia del nuovo edificio.
Nella nuova chiesa, con accesso da est, furono trasferiti gli altari marmorei di San Giacinto e delle Anime del Purgatorio, collocati nelle cappelle del corpo ottagonale.
Dal 1754 al 1781 furono realizzati un nuovo presbiterio e un ampio atrio, orientati perpendicolarmente alla chiesa preesistente.
Il progetto fu affidato a Gio Domenico Pitto, detto “Baguti”, residente a Genova e suo nipote Giacomo sovrintese al proseguimento dei lavori.
La facciata fiancheggiata dalle due torri campanarie rivolte verso il mare era l’ultima costruzione del paese che i marinai laiguegliesi vedevano quando prendevano il largo e la prima quando ritornavano a casa: un prospetto, a triplo ordine, con due cornicioni orizzontali aggettanti, ornato dagli stucchi neoclassici.
Foto per gentile concessione Felice Schivo
La planimetria di Laigueglia del cartografo Matteo Vinzoni (Il Dominio della Serenissima Repubblica di Genova in terraferma), datata 1773, documenta che il cantiere aveva preso avvio dal presbiterio.
Per la realizzazione di tali opere furono effettuati sbancamenti della collina retrostante si intervenne su atrio, prospetto tra due campanili con coronamento a bulbo disposti a 45 gradi.
Atrio e presbiterio sono coperti da una volta a cupola, con stucchi di fine ‘700.
L’altare marmoreo delle Anime del Purgatorio (1784 – 1791) è stato realizzato su progetto dell’architetto Giacomo Pellegrini.
Nel 1804 la Compagnia di Laigueglia comprò quattro altari di marmo secenteschi (oltre a quattro tele), provenienti dalla chiusura al culto (1798). per decreto della Repubblica Democratica Ligure. della chiesa di San Domenico di Genova.
La chiesa venne consacrata nel 1807.
OPERE E ARREDI
- facciata decorata con stucchi di Andrea Adami (1846);
- intonacatura dei campanili (1848 – 1849);
- manutenzione e restauro facciata, campanili e consolidamento statico della parte posteriore della chiesa per uno smottamento del terreno (a cura della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Genova, 1988 – 1993);
Foto per gentile concessione Felice Schivo
- restauro dei dipinti conservati all’interno della chiesa e nei locali adiacenti;
- statue nelle nicchie ai lati del portale “La Temperanza” (a sinistra), “La Fortezza” (a destra), e sul fastigio (da sinistra verso destra), “La Giustizia”, “La Fede”, “La Speranza” e “La Sapienza” e sulla sommità l’immagine di San Matteo (Andrea Adami - 1846);
- stemma in marmi policromi della Comunità di Laigueglia (sopra l’architrave del portale - seconda metà XVIII sec.);
- aula decorata con motivi rococò, su lesene e capitelli, di forma composita, con fogliami di acanto e teste di Cherubini;
- statue in stucco dei Padri della Chiesa (nicchie angolari – 1780);
- acquasantiera in marmo bianco scolpito (1561);
- busto commemorativo di Stefano Musso (Giovanni Battista Origone – 1847);
- fonte battesimale in marmo scolpito con medaglione scolpito ad altorilievo con il Battesimo di Cristo (XVI - XVII sec.);
- busti ottocenteschi di Giacomo Chiappa e Domenico Preve;
- medaglione mistilineo, affrescato con la Gloria di San Matteo (Tommaso Carrega da Porto Maurizio - XVIII sec.);
- cappella di San Giuseppe, con altare in marmi policromi (1736) e tela raffigurante la Morte di San Giuseppe (XVIII sec.);
- cappella di Sant’Antonio da Padova, con altare marmoreo secentesco proveniente da San Domenico di Genova e tela col Crocifisso dei Santi Girolamo e Antonio da Padova (XVII sec.);
- altare delle Anime del Purgatorio, di stile neoclassico in marmi policromi, realizzato a Genova (scultore Andrea Casaregi, 1784 – 1791 – su disegno architetto Giacomo Pellegrini);
- -pala raffigurante Sant’Anna e la Vergine che intercedono per le Anime Purganti (Giuseppe Paganelli – 1794);
- ex voto a forma di veliero;
- cappella di San Giovanni Battista, con altare marmoreo secentesco proveniente da San Domenico di Genova e tela raffigurante il Battesimo di Cristo;
- statua marmorea settecentesca di Santo Vescovo;
- cappella della Madonna, con altare in marmi policromi, con scolpiti sulla cimasa l’immagine del Padre Eterno e angeli, e le Anime del Purgatorio sul paliotto (XVII secolo);
- altare maggiore nel presbiterio, marmoreo (bottega di Domenico Bocciardo – 1793), con crocifisso ligneo policromo (XVIII sec.);
- organo (ditta Vegezzi Bossi di Centallo – 1932);
- ciborio in marmo (proveniente dalla cappella di San Sebastiano);
- stucco bianco in rilievo, raffigurante la Pentecoste (XVIII sec.);
- coro ligneo (XVIII – XIX sec.);
- pulpito in marmi policromi (XVIII secolo);
- cappella di Sant’Erasmo, con altare in marmi policromi (XVIII sec.), con sulla cimasa immagini scolpite della Fede, Speranza e Carità;
- tela con Sant’Erasmo (XVII sec.);
- cappella dello Spirito Santo, con altare secentesco, proveniente da San Domenico di Genova;
- tela con la Pentecoste (Castellino Castello – 1623);
- cappella del Rosario (era il presbiterio della chiesa nel 1723), con l’altare maggiore originario (XVIII sec.) e l’ancona a timpano spezzato, addossata al muro (XVII sec.);
- statua della Madonna del Rosario (in marmo, XVII – XVIII sec.);
- serie dei Misteri del Rosario (XVIII sec.);
- Samaritana al pozzo (Benedetto Musso, [Laigueglia, 1835 – 1883] - 1864);
- Cristo e l’adultera (Giuseppe Musso, 1809 – 1866, padre di Benedetto);
- cappella dell’Assunta, con altare secentesco proveniente dalla cappella Centurione in San Domenico di Genova; pala con l’Assunta e il Santo Raimondo di Peñafort (Bernardo Strozzi detto “il Cappuccino” - Venezia, 1639 – 1642);
- cappella di San Giacinto, con altare in marmi policromi (XVII sec.) e tela con San Giacinto davanti alla Vergine (seicentesca e di modesta qualità);
- in sacrestia, lavabo marmoreo (in sacrestia, XVII sec.), un Crocifisso ligneo quattrocentesco e una Natività (XVIII sec.);
- statua in argento fuso raffigurante San Matteo e l’angelo (1708 – 1713), dono di Gio Domenico Musso e ammirabile il 21 settembre in occasione della festa patronale.
ORATORIO DI SANTA MARIA MADDALENA
Sul fianco destro della chiesa parrocchiale, allineato sull’asse degli attuali bracci dell’edificio si trova l’oratorio di Santa Maria Maddalena, dove opera ancora l’omonima confraternita.
L’edificio fu costruito tra il 1616 e il 1634, con dimensioni considerevoli rispetto alla parrocchiale originaria, come il Sacro e vago Giardinello riporta “più proportionato à chiesa che ad oratorio”.
Si tratta di un’aula rettangolare coperta da volta a botte lunettata, con finestre secentesche in sommità dei muri perimetrali, a cui ne vennero aggiunte altre mistilinee, di forma allungata (XVIII sec.).
Vi si accede dal fianco sud ed il perimetro è caratterizzato dagli stalli lignei, utilizzati dai confratelli.
Il settore più antico è costituito dalla panca addossata alla controfacciata, dove sedevano i priori, con intaglio del secondo Settecento.
L’oratorio conserva gli elementi del corredo processionale, i lampioni ottocenteschi e un paio di crocifissi, uno dei quali, recentemente restaurato, sembra databile al XVII secolo.
Sulla volta la tela con la Gloria di Santa Maria Maddalena risulta interessante per una veduta secentesca di Laigueglia.
Il legame tra Confraternita e l’attività della pesca del corallo è testimoniato da due tele, che raffigurano rispettivamente La partenza e L’arrivo della flottiglia delle barche coralline.
Nel presbiterio sorge un altare marmoreo a colonne tortili (Dionisio Corte – 1671), con pala raffigurante Santa Maria Maddalena penitente (Domenico Piola – 1676).
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LA MADONNA DELLE PENNE
(Mario Vassallo)
1930 - Foto per gentile concessione Collezione Privata Marino Vezzaro - Andora
Questo Santuario mariano è posto sulla sommità di Capo Mele, all’interno del territorio del Comune di Laigueglia.
Gli emigranti catalani, pescatori di corallo che si trasferirono nelle locali zone costiere presumibilmente nella seconda metà del ‘600 portarono una statua della Madonna su cui era scritto “Mado de pene”, trafugata negli anni '70 del secolo scorso.
Nel 1773 nella cartografia della Repubblica di Genova redatta da Matteo Vinzoni compare come Santa Maria della Penna e nel corso del tempo il nome sarà adattato nel dialetto locale in Madonna delle Penne.
Nel Sacro e Vago Giardinello del ‘600 essa non compare relativamente alla Parrocchia di Laigueglia, sebbene esista riferimento in altro contesto legato alla presenza di una cappella presente su Capo Mele in devozione alla Madonna della Neve.
In questo periodo vengono ampliati la parrocchiale di San Matteo ed altri edifici di culto nel territorio laiguegliese e, secondo fonti storiche, i catalani erigerebbero chiesetta sulla preesistente cappella della Madonna della Neve, mantenendosi nel tempo la ricorrenza al 5 agosto, festività della Madonna della Neve.
La chiesa attualmente si presenta come un'unica aula rettangolare a cui in un secondo tempo fu aggiunta una loggia di ricovero per i viandanti, che presentava tre ampie aperture ad arco, le quali per motivi statici sono state molto ridimensionate sino a due piccole porticine di cui una verso monte chiusa e sono state chiuse le due nicchie ed una finestra sulla facciata principale (mantenendone l’indicazione disegnata), nonché quattro piccole finestre in alto sulla facciata a monte.
Nel 2011, limitrofo alla costruzione, è stato posizionato un busto di San Giovanni Bosco.
La facciata laterale verso mare è caratterizzata dall’affresco della Madonna dai Grandi Occhi, l’ultima immagine che i marinai vedevano prendendo il largo.
Ai piedi della Madonna è rappresentato il villaggio di Laigueglia del 1600 dove si notano il bastione del Cavallo, la chiesa di San Matteo (i cui due campanili, sarebbero stati aggiunti circa 150 anni dopo l'affresco originale), il bastione centrale ed il bastione del “Giunchetto” ai piedi di Capo Mele.1953 - Foto per gentile concessione Collezione Privata Marino Vezzaro - Andora
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