FRAZIONE SAN BARTOLOMEO
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SAN BARTOLOMEO
(Sabrina Lunghi)
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SAN BARTOLOMEO
Estratto mappa impianto Nuovo Catasto Terreni - Agenzia delle Entrate

CA' DEI FORTI
Estratto mappa impianto Nuovo Catasto Terreni - Agenzia delle Entrate

DIVIZI
Estratto mappa impianto Nuovo Catasto Terreni - Agenzia delle Entrate

GIANCARDI
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Questo toponimo non indica propriamente una località in particolare, ma si riferisce alla chiesa omonima, la cui Rettoria comprendeva le borgate di (Piazza) Rosseghina, Costa d’Agosti, Lanfredi (Sottani), Siffredi, Divizi, Ca’ de Forti, Tigorella e Barò. Queste, ad eccezione dell’ultima, facevano parte del quartiere di S. Pietro. Non esisteva infatti un quartiere intitolato a S. Bartolomeo, per cui la sua autorità aveva un carattere prettamente religioso, ma pur sempre di primaria importanza.
L’importanza e l’antichità della chiesa di S. Bartolomeo è attestata da molteplici dati:
- la notizia, riportata da Raimondi, secondo la quale la chiesa S. Bartolomneo de Roseghina compare nel 1330 nella nota decime papali, comprendente le chiese di S. Lorenzo, Villarelli e Conna [94]. Il Giardinello dice al proposito: Questa chiesa (di S. Bartolomeo Apostolo) per quanto si vede è matrice di sant'Andrea di Cona, e di S. Lorenzo di Stellanello, come a’ suoi luoghi più djffusamente appare. Il R. Rettore di detta Parrocchiale suole per consuetudine andar a’ cantare Messa, e Vespero nelle Chiese di S. Andrea di Cona, e di S. Lorenzo di Stellanello nel giorno delle loro feste respettivamente titolari, li R. di Rettori de quali sogliono darle dinaro [95].
- ancora Raimondi sostiene che nell’epoca feudale poi si costituirono le tre Parrocchie di S. Gio Batta ai piedi del Castello sede del Magistrato della valle inferiore, S. Bartolomeo nel mezzo della Valle, e di Testico ai piedi della Castellania dell’alta Valle [96]. Quest' ipotesi non deve venire trascurata, perché sappiamo essere attendibili i dati riguardanti la chiesa di S. Giovanni, attestata a partire dal XIII secolo [97], e la chiesa di S.S. Pietro e Paolo di Testico della quale il Giardinello dice: Dimostrasi a’ viva voce l’antichità d’esso tempio decorato di Prepositura nuncupata, per essere madre delle Parrocchiali di S. Damiano, S. Vincenzo, S. Gregorio, e N. ra Sig. ra del Bosco [98]; quindi è possibile che anche la chiesa in questione si sia originata nel medesimo periodo, per rispondere alla necessità di quelle borgate lontane dalle altre due parrocchie.
- il Giardinello nella descrizione dell’edificio ecclesiastico testimonia che all’inizio del XVII secolo esso era ad una nave, e due ali sopra materiale colonne sostenuta, quasi da per tutto di divote fìgure della Passione del Nostro Salvatore, e d’altri santi depinta (...); tien il choro a’ levante, e faccia à ponente, adorna di nero, e ben scolpito Portale di pietra, sopra cui scolpita si vede la figura del santo titolare, con 1’Annonziata, e sotto scritto 1620. fu depinta in parte del 1499, come dimostra detto mili. ° (sic!) nella parte destra dell’entrate, et all’altra del 1544, come chiaramente dimostra la dett’Inscrittione; fa’ per se stessa chiara la sua antichità questa chiesa, per la rustica sua struttura [99]. Se si confrontano tali parole con l’aspetto attuale della chiesa, m. 12 x m. 28 (Fig. 59), appaiono immediatamente evidenti le differenze instauratesi nel tempo. In particolare è scomparsa, almeno dalla facciata quella rustica sua struttura, che invece si può osservare ancora negli altri tre lati dell’edificio e nelle attigue case canonicali, m. 4 x m. 17 (Fig. 60), se con tale espressione l’autore del Giardinello intendeva riferirsi ad un tipo di muratura in pietra priva di intonaco. Un paramento murario con pietre a vista è visibile anche in ciò che rimane dell’oratorio di S. Benedetto dei Disciplinanti (in origine m. 5 x m. 18), oggi adattato a rimessa per uso rurale. Esso risulta sul Catasto Napoleonico [l00] ma non più sulle attuali mappe (…), e dell’edificio antico, oggi si possono apprezzare solo i ruderi delle pareti settentrionale, orientale e meridionale. Proprio in quest’ultima è
ancora possibile intravvedere una piccola apertura ad arco, che dà luce all’abside (Fig. 61) e un contrafforte di sostegno.
- sempre il Giardinello cita, fra i benefattori della chiesa, la famiglia de Mollinari la quale ha lasciato un’Illuminaria di Ceri (...); e perciò è obbligata una terra detta la Luminaria [101] e Dominico Olivero che lasciò tante Messe per una terra detta la Corinà della Colletta [102]. I due cognomi possono essere confrontati rispettivamente con Molinarii e Oliverius, presenti nell’indagine del 1252 (…). Quindi il comprensorio di S. Bartolomeo vanterebbe l’esistenza di famiglie molto antiche.
Fatte le suddette considerazioni, si possono analizzare le borgate che costituivano la Rettoria di S. Bartolomeo. Procedendo da nord verso sud, troviamo l’insediamento di Tigorella (…).
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94 RAIMONDI, Rif. 35, p. 81.
95 GIARDINELLO 1624, c. 405 retro.
96 RAIMONDI, Rif. 35.
97 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. V, p. 114.
98 GIARDINELLO 1624, c.388 retro.
99 GIARDINELLO 1624, c. 405.
100 CATASTO NAPOLEONICO, Sec. A, Sub. 3me.
101 GIARDINELLO 1624, c. 405 retro.
102 GIARDINELLO 1624, c. 409.
Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.
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SAN BARTOLOMEO
DIVIZI
BARO'
(Sabrina Lunghi)
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BARO'
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Se il Duomo risulta essere la propaggine sud-orientale di Conna, Barò e Moltedo costituiscono una diramazione settentrionale della frazione appena esaminata (…).
Entrambi appartenevano al quartiere di S. Andrea, ma mentre Moltedo era anche inserito nell’Arcipretura di S. Andrea, Barò era compreso nella Rettoria di S. Bartolomeo, essendo più vicino a quest’ultima.
Un sentiero di dorsale, situato ad un’altezza di m. 3/400, univa Conna - o meglio la frazione della Costa Maggiore - con Moltedo. Quest’ultima poi era collegata a Barò tramite un percorso che scendeva verso il torrente (…).
Fra le due frazioni quella pili significativa è senz’altro quella di Moltedo (…). La sua estensione è molto modesta, essendo costituita da un gruppo di case allineate lungo la strada principale, quindi secondo un impianto di tipo lineare [92], e da un gruppo di abitazioni sparse nelle fasce sovrastanti l’abitato. Sono proprio queste ultime a fornire una delle migliori testimonianze di edifici rurali della zona. Si tratta infatti di costruzioni inserite all’interno del contesto agricolo, realizzate fra i muri a secco e quindi a stretto contatto con la principale risorsa economica del luogo: la coltivazione dell’ulivo (Fig. 53).
Il loro impianto è molto semplice: non più di due/tre vani, tutti sistemati al piano terreno. Fra quest'ultimo e la copertura, era poi ricavato un mezzanino. In alcuni casi è ancora possibile osservare questo tipo di struttura, costituita da robusti architravi (semplici tronchi non sbozzati) infissi nelle pareti portanti, su cui poggiavano perpendicolarmente travicelli più piccoli, anch’essi inseriti in parete, e, sopra questi, sempre disposto perpendicolarmente, fasciame che poteva poi essere ricoperto di paglia o fieno e utilizzato a seconda delle esigenze (Fig. 54). Talvolta le travi portanti fuoriescono dai muri esterni e consentono di osservare il sistema con cui esse venivano fissate alla parete (Fig. 55).
Le murature esterne sono molto irregolari, generalmente costituite da conci derivati dallo sfaldamento di roccia, composti in corsi sottili e irregolari. I blocchi più lavorati si possono osservare solo agli angoli (Fig. 56).
Generalmente le uniche aperture sono costituite dalle porte di ingresso; il che fa presumere che si tratti di abitazioni stagionali, utilizzate solamente come dimore durante alcuni periodi dell’anno (Fig. 57).
Vicino all’abitato di Moltedo, lungo la strada che lo attraversa, incontriamo l’oratorio dei S.S. Fabiano e Sebastiano, m. 14 x m. 5 e m. 3 x m. 4 l’annessa sacrestia, (Fig. 58 e A …), citato dal Giardinello [93], che si presenta attualmente con una facciata barocca ad andamento convesso.
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92 VARALDO 1985, p. 155.
93 GIARDINELLO 1624, c. 426.
Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.
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BARO'
COSTA D'AGOSTI
(Sabrina Lunghi)
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Dall’oratorio di S. Mauro, imboccata la deviazione orientale della Strada Comunale Lanfredi, si prosegue lungo la Strada Vicinale Costa d’Agosti che giunge alla borgata omonima.
L’abitato si trova alla sommità della dorsale collinare, ad una altezza di m. 82,6 (…). Tale nucleo è oggi disabitato, e quindi la migliore testimonianza per appurare la natura del suo impianto si trova nel Catasto Napoleonico [112] (…).
Osserviamo che si tratta di un insediamento lineare (...) di dorsale articolato su di un solo asse allungato, semplificazione del tipo a fuso di acropoli lineare [113].
La strada si addentra nella borgata tramite un’apertura ad arco a tutto sesto (Fig. 66), che corrisponde sulla mappa catastale (…) al passaggio fra le case contrassegnate coi nn. 53/55. Le murature esterne della frazione danno a quest’ultima un aspetto di borgo fortificato essendo molto robuste e dotate di contrafforti, in particolare quelle riguardanti le case rispondenti ai nn. 52-53-48-49-288-44 (Figg. 67 e 68). Come si può osservare dalla pianta (…), le aperture verso l’esterno sono ridotte all’essenziale, come si compete appunto ad una struttura a scopo difensivo. Una di queste si trova sul lato orientale, (…) (Fig. 69). E’ molto ampia, simile ad un varco di un muro di cinta. Essa immette in un cortile interno, dove la roccia affiora dal piano di calpestio e costituisce la soglia dell’apertura suddetta. Tale cortile è delimitato a nord da una duplice arcata (una delle due è crollata) a tutto sesto (Fig. 70). Archi e volte sono presenti in ogni abitazione della borgata (Figg. 71 e 72), e il crollo di alcune di esse, permette di constatarne la struttura interna. Come si vede in Fig. 73, la loro struttura portante è affidata ad un incrocio di archi in pietra; fra questi e il piano di calpestio sovrastante, il riempimento è costituito da malta e cemento, misti a pietrame di varie dimensioni e frammenti di laterizio.
Quanto rimane della parete interna della casa contrassegnata dal n. 53 di mappa, (indiata in pianta da due frecce), mostra i resti di un intonaco decorato da affreschi di colore giallo-ocra, rosso-mattone e marrone, che imitano specchiature marmoree e cornici ad intarsi (Fig. 74).
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112 CATASTO NAPOLEONICO, Sec. C, Sub. 4me, Rif. A.
113 VARALDO 1985, p. 155.
Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.
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COSTA D'AGOSTI
LANFREDI
(Sabrina Lunghi)
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Lasciandosi alle spalle i Siffredi, si incontrano i Lanfredi (…). Il nucleo più antico si sviluppò ai lati di quella che oggi viene chiamata Strada Comunale Lanfredi, come si può constatare osservando le abitazioni riportate nel Catasto Napoleonico [l09]. Si tratta quindi di un insediamento di tipo lineare [110]. Fa eccezione l’oratorio di S. Mauro - m. 5 x m. 10 - (A …), che fu edificato sulla biforcazione di tale strada, la quale verso est prosegue per la borgata Costa d’Agosti, mentre ad ovest piega verso il torrente e l’attuale Strada Provinciale Valmerula. Il suddetto oratorio deve essere di poco anteriore alla stesura del Giardinello, perché in esso si dice che hà alcuni legati di Messe, et è stato fabricato da Batista, Gio. Battista et Andrea Lanfredi, da quali vien mantenuto [111]. Se i costruttori dell’edificio erano ancora vivi nel 1624, anno ufficiale della redazione del Giardinello, esso dovrebbe risalire all’inizio del XVII secolo.
Ritornando all’abitato, bisogna segnalare innanzitutto l’arco di raccordo far le case nn. 173 e 108 (Figg. 62 e 63): la sua struttura presenta una particolare torsione, in quanto gli attacchi della volta non sono paralleli, ma procedendo da nord a sud, si incontra prima quello di sinistra quindi quello di destra. E’ realizzato con conci in pietra lunghi e sottili; il legante impiegato è costituito da malta mista ad abbondante argilla. Totalmente assente l’uso del mattone.
Caratteristica questa condivisa anche dall’abitazione che sulla mappa rimane a sinistra del n. 209, m. 8 x m. 8 (… e Figg. 64-65). Sul Catasto Napoleonico questa casa risulta divisa in due lotti, e tale separazione è ancora visibile in facciata. Gli interventi moderni riguardano l’apertura della porta centrale al piano terreno e della finestra soprastante. Sono state riquadrate di recente anche le due finestre di destra e di sinistra, in origine sormontate da un arco, ancora esistente sopra l’architrave moderno. E’ stata poi tamponata la finestra centrale al secondo piano rialzato, sormontata in origine da un architrave in legno. Al piano terreno le due aperture originali si ritrovano ai lati dell’attuale porta di entrata, ma è probabile che introducessero a due ambienti di servizio, infatti il Catasto Napoleonico riporta gli ingressi principali affacciati sul cortile che circondava la casa sui lati settentrionale e occidentale (…). La muratura è costituita solo da blocchi in pietra. In essa si può notare una certa differenza: al piano terreno e al primo rialzato si presenta costituita da conci più piccoli e ravvicinati rispetto a quelli di parte del secondo piano rialzato, più grossi e regolari. E’ quindi probabile che il profilo originale della facciata sia stato ritoccato e che il lotto meridionale della casa fosse stato più basso.
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110 VARALDO 1985, p. 155.
111 GIARDINELLO 1624, c. 411.
Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.
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LANFREDI
MOLTEDO
(Sabrina Lunghi)
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MOLTEDO
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Se il Duomo risulta essere la propaggine sud-orientale di Conna, Barò e Moltedo costituiscono una diramazione settentrionale della frazione appena esaminata (…).
Entrambi appartenevano al quartiere di S. Andrea, ma mentre Moltedo era anche inserito nell’Arcipretura di S. Andrea, Barò era compreso nella Rettoria di S. Bartolomeo, essendo più vicino a quest’ultima.
Un sentiero di dorsale, situato ad un’altezza di m. 3/400, univa Conna - o meglio la frazione della Costa Maggiore - con Moltedo. Quest’ultima poi era collegata a Barò tramite un percorso che scendeva verso il torrente (…).
Fra le due frazioni quella pili significativa è senz’altro quella di Moltedo (…). La sua estensione è molto modesta, essendo costituita da un gruppo di case allineate lungo la strada principale, quindi secondo un impianto di tipo lineare [92], e da un gruppo di abitazioni sparse nelle fasce sovrastanti l’abitato. Sono proprio queste ultime a fornire una delle migliori testimonianze di edifici rurali della zona. Si tratta infatti di costruzioni inserite all’interno del contesto agricolo, realizzate fra i muri a secco e quindi a stretto contatto con la principale risorsa economica del luogo: la coltivazione dell’ulivo (Fig. 53).
Il loro impianto è molto semplice: non più di due/tre vani, tutti sistemati al piano terreno. Fra quest'ultimo e la copertura, era poi ricavato un mezzanino. In alcuni casi è ancora possibile osservare questo tipo di struttura, costituita da robusti architravi (semplici tronchi non sbozzati) infissi nelle pareti portanti, su cui poggiavano perpendicolarmente travicelli più piccoli, anch’essi inseriti in parete, e, sopra questi, sempre disposto perpendicolarmente, fasciame che poteva poi essere ricoperto di paglia o fieno e utilizzato a seconda delle esigenze (Fig. 54). Talvolta le travi portanti fuoriescono dai muri esterni e consentono di osservare il sistema con cui esse venivano fissate alla parete (Fig. 55).
Le murature esterne sono molto irregolari, generalmente costituite da conci derivati dallo sfaldamento di roccia, composti in corsi sottili e irregolari. I blocchi più lavorati si possono osservare solo agli angoli (Fig. 56).
Generalmente le uniche aperture sono costituite dalle porte di ingresso; il che fa presumere che si tratti di abitazioni stagionali, utilizzate solamente come dimore durante alcuni periodi dell’anno (Fig. 57).
Vicino all’abitato di Moltedo, lungo la strada che lo attraversa, incontriamo l’oratorio dei S.S. Fabiano e Sebastiano, m. 14 x m. 5 e m. 3 x m. 4 l’annessa sacrestia, (Fig. 58 e A …), citato dal Giardinello [93], che si presenta attualmente con una facciata barocca ad andamento convesso.
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92 VARALDO 1985, p. 155.
93 GIARDINELLO 1624, c. 426.
Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.
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MOLTEDO
PIAZZA
(Sabrina Lunghi)
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L’ultima borgata facente parte della Rettoria di S. Bartolomeo è Piazza, costantemente citata nei documenti antichi come Piazza Roseghina o più semplicemente Roseghina, come si può osservare anche nella nota decime papali del 1330 sopra citata [114], quasi questa frazione fosse più importante delle altre. Di certo tale dato attesta la sua esistenza in epoca medievale.
Il suo nome trae origine da due caratteristiche riguardanti l’insediamento e la zona in cui esso è collocato. Piazza infatti è riferito allo spiazzo antistante la cappella di S. Lucia -rn. 8 x m. 11 (A …), crocevia vero e proprio delle strade che univano la borgata alle frazioni vicine; mentre Rosseghina: è collegata con la natura argillosa del terreno, cioè con la presenza della “terra rossa”, caratterizzante la fascia che dal “possu Russeghìn” (Poggio Rosseghino …) attraverso il “possu Cugnu” (Poggio Cunio …) si estende a tutta la "Arpijélla" (Bric Alpicella …). Conseguentemente la borgata Piazza Rosseghina non poggia sulla roccia, ma su terra rossa [115].
L’abitato si genera proprio a partire dalla piazza di cui si è detto sopra, e si sviluppa lungo le quattro strade secondo il tipico impianto direzionale [116]. La parte più interessante è quella dislocata lungo l’attuale Strada Vicinale Piazza, che giunge alla Strada Provinciale Valmerula (…), detta Calai. Interesse che le deriva non solo da alcune strutture architettoniche, ma innanzitutto dalla sua storia. La tradizione orale infatti tramanda che in tempi remotissimi esistesse soltanto il nucleo abitato dei “Calai”, un isolotto o meglio un penisolotto roccioso semicircondato dal torrente, e che al posto di Piazza (cioè la
parte alta della borgata) si estendeva il corso del torrente (...). Poi una enorme frana si staccò dal “Possu Cugnu” e precipitò in direzione dell’attuale Piazza, verso PianRosso, colmando il letto del torrente, deviandone il corso e formando terraferma. Saggi sul terreno (...) lo confermano: si rinviene sempre e soltanto terra rossa e ghiaia e sabbia di torrente [117].
Riguardo alle strutture più interessanti, è bene segnalare la casa rispondente al n. 62 sulla mappa catastale - m. 6 x m. 17 x m. 7 x m. 13 - (…), antistante la piazzuola della cappella di S. Lucia. Essa presenta in facciata una muratura in pietra inframmezzata da zeppe di cotto, con segni di ripetuti interventi; in particolare si nota quella che era un’apertura, poi tamponata in due tempi, sormontata da un architrave in legno e al di sopra da due archi in pietra: quello più alto è di scarico, quello sottostante è talmente abbassato da apparire quasi una piattabanda (Fig. 75).
L’abitato dei Calai è caratterizzato da diversi passaggi voltati a crociera (Figg. 76-77-78) e fra gli edifici più interessanti vanno segnalati quello indicato in mappa col n. 96 - m. 10 x m. 10 x m. 9 x m. 8 - (… Fig. 79), dotato di un poderoso contrafforte realizzato quasi interamente in pietra e quello, ormai nella parte più meridionale di questo nucleo, contrassegnato dal n. 95 - m. 7 x m. 14 circa - (… Fig. 80): i muri sono irrobustiti da una modesta scarpata integrata alla parete stessa. L’ingresso a questa casa è costituito da una discreta commistione di materiali: conci sottili derivati da sfaldamento di roccia, mattoni, ciottoli di fiume e grossi blocchi di arenaria ben rifiniti, probabilmente di spoglio. Confrontando la situazione odierna con quella descritta dal Catasto Napoleonico [118], si osserva un’espansione dell’abitato sul versante meridionale della Strada Vicinale Piazza e quello occidentale della Strada Vicinale Pian Rosso (…).
La strada che dalla piazza antistante la cappella di S. Lucia procede verso sud, conduce alla frazione di Pian Rosso, con la quale si entra nella Parrocchia di S. Pietro.
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114 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. V, p. 168.
115 ANFOSSO 1994, p. 247.
116 VARALDO 1985, p. 155.
117 ANFOSSO 1994, p. 247.
118 CATASTO NAPOLEONICO, Sec. A, Sub. 3me (sotto strada) e Sec. C, Sub. 4me (sopra strada).
Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.
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PIAZZA
SIFFREDI
(Sabrina Lunghi)
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Procedendo verso sud, oltrepassata la chiesa parrocchiale, si incontra l’abitato dei Siffredi, attualmente costituito da una serie di case disposte lungo la Strada Provinciale Valmerula (…); ma il Catasto Napoleonico [l08] testimonia, all’inizio del XIX secolo, una situazione differente. L’hameau Siffredi infatti era formata da un’unica abitazione, frazionata in due lotti che si affacciavano su di un cortile prospiciente l’antica Strada Comunale Siffredi. Di quel nucleo abitativo oggi rimane la casa che corrisponde ai numeri di mappa 101, 193 e 194 (…).
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108 CATASTO NAPOLEONICO, Sec. A Sub. 3me.
Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.
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SIFFREDI
TIGORELLA
(Sabrina Lunghi)
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Alcuni terreni inerenti all’abitato vengono citati nel Giardinello come legati della Parrocchia di S. Bartolomeo; si trovano anche toponimi come Idorella e Begorella, che sono probabilmente delle varianti del nome della borgata in questione [l04].
Da un punto di vista insediativo, Tigorella presenta uno sviluppo focalizzato, radiocentrico-avvolgente parziale [105], essendo situata lungo la curva di livello che attraversa la dorsale collinare a circa m. 150.
La tradizione orale riporta la notizia che un tempo Tigorella sorgeva sulla “costelétta” (piccola costa) antistante verso mare, e che le case erano disposte tutte in fila lungo la stessa “costelétta” in quanto di là passava la strada più antica, e in quella zona si faceva il mercato.
Precedentemente quindi - se si presta fede a tale testimonianza - tale frazione aveva uno sviluppo di tipo lineare [l06], lungo una via di grande percorrenza, essendo essa la cosiddetta Mandamentale, trafficata da venditori provenienti da Andora, Stellanello, Casanova Lerrone, Laigueglia, Cervo [107]. Da una analisi della carta 1:5000 (…) e 1:2000 (…), si può localizzare questo primo insediamento presso l’attuale Strada Comunale Tigorella, ove ancora oggi si trovano due abitazioni corrispondenti ai numeri di mappa 337 e 340, complessivamente circa m. 8 x m.20 (…).
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104 GIARDINELLO 1624, cc. 400 retro e 401 retro.
105 VARALDO 1985, p. 155.
106 VARALDO 1985, p. 155.
107 ANFOSSO 1994, p. 253.
Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.
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