FRAZIONE SAN GIOVANNI - Andora nel tempo

Andora nel tempo
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FRAZIONE SAN GIOVANNI

SAN GIOVANNI
(Sabrina Lunghi)
Estratto mappa impianto Nuovo Catasto Terreni - Agenzia delle Entrate
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Attraversato il ponte lungo medievale e percorrendo quello che forse era l’antico percorso della Via Iulia Augusta [1], a circa m. 450 dal ponte suddetto, sulla sinistra, si incontra la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista.
Nel documento del 1252, (…) [2], si dice che de predictis stariis datur ecclesie sancti iohannis de andoria modium unum. Quindi a metà del tredicesimo secolo esisteva già la suddetta chiesa, presso la quale vi era (...) costituito un importante Capitolo di Canonici dipendente dalla Curia di Albenga [3]. Capitolo a cui veniva versato abitualmente, secondo le consuetudini, una parte del raccolto.
Il canonico Raimondi riferisce che nel 1250 la parrocchia di S. Giovanni Battista di Andora figura Collegiata e Prevostura [4]; vengono poi citati i canonici ecclesie S. ti Johanni Andorie a proposito della questio de plagia Marencha, cioè della controversia fra Alassio e la chiesa di S. Giovanni a proposito di una porzione di costa a levante di Capo Mele [5].
In una nota Decime sub Legato Pontificio, nel 1330 risulta che nell’ Ecclesia Andorie cum capellii(s) suis vivevano un prepositus, un presbiterus benatus, un presbiterus perrerius e il fìlius lohini de lustenice forechierico (...) canonicus Andorie [6].
Nel 1335 fu diretta a Iacobo Garatius, locum terrenij prepositi in Andoria una intimazione ut nonnulli districtus Andorie clericali caractere insigniti non deferant arma, non committant rixas, non intrent tabemas, firmata dal vicario frate Silvestro, in data 22 Ottobre [7].
Nel 1343 e nel 1349 è citato come preposito Andorie, Manfredino Lapacio, cui furono dirette alcune lettere, pubblicate dal canonicus eccl(es)ie S(anc)ti Joh(a)nnis de Andor(ia) Bonjf(acius) Baiam [8] contra aliquot de Andoria ob sunnnas debitas Fratri Antonio Maruello [9].
Tali notizie, per quanto scarne e frammentarie, bastano a farci comprendere l’importanza di questa parrocchiale, il cui preposito svolgeva non solo un ruolo strettamente religioso, ma era insignito anche di un discreto potere esecutivo, se ad esso ci si rivolgeva per sedare controversie di vario genere. D’altronde la notizia del 1335 testimonia una certa familiarità degli uomini clericale caractere insigniti con le armi.
La posizione della chiesa, eretta laddove passava un’importante arteria di comunicazione, ci fa presumere una fondazione molto antica. Lamboglia ipotizzò un’origine paleocristiana [10]. In mancanza di documenti sicuri e di conferme archeologiche non resta che accettare come possibile tale tesi, in attesa di uno scavo archeologico che possa chiarire finalmente l’origine di questo edificio.
Esso si presenta. oggi, nella veste medievale, pur con pesanti interventi successivi, che ne hanno in parte sconvolto il primitivo assetto.
Il Giardinello dà una descrizione accurata della chiesa, come essa si presentava nella prima metà del XVII secolo. Vale la pena di riportare di seguito il testo in questione: Per opra del Divin volere, il Precursor di Christo elesse da primi anni sacro tempio in fertile piano, à vista del salso mare, e quasi a sponde de correnti aque del.fiume da croniche nomato Merula, circondato da folte ripe di ulivi della fruttifera valle, che fu a lui stesso dedicato perché lì habitatori maggiormente con infiammati cuori potessero imitar la di lui vita, in accostarsi alle grandezze dell’alto Dio, nel stesso sacro tempio capace di numeroso gregge, ad una nave, da per tutto di varie e divote figure della Passione depinta, e da materiali colonne sollevata, e due ali, cinto di Capelle honorevolmente adornate, (...). E' sì antico questo sacro tempio, che da zelanti habitatori fu decorato di semplici canonicati, con titolo di Prepositura nuncupata, (...). Vegosi in esso varie effigie de' santi Apostoli, del Titolare, e d(i) altri santi in diversi tempi depinti, come da seguenti inscrittioni: 1486 5. Aprilis, et 1501. 2 Novembris [11]. Nel Choro volto a levante di esso à maestoso Altare scuopresi Sacr’Ancona, antica sì, mà da non mediocre Pittore effìgiata dell’Immagini di N(ostro) Sig(no)re in mezo di S. Gio(vanni) Battista titolare alla destra, e S. Gio(vanni) evangelista alla sinistra (...). (Un contratto notarile datato 27 marzo 1503 - in ASS, Notai del Comune di Savona, not. F De Castrodelfino, filza 1503 -, viene stipulato da Marco d’'Oggiono e Battista da Vaprio, due pittori milanesi operanti a Savona, per dipingere per Paolo Iura di Andora un polittico ove raffigurare bonis coloribus et bono auro, una Madonna seduta col Bambino, e i SS. Giovanni Battista a destra e Giovanni Evangelista a Sinistra; e nell’ordine superiore Cristo in croce con la Madonna e S. Giovanni Evangelista al centro, e due mezze figure di santi, non meglio specificati, ai lati; nella predella altre figure di santi che il committente avrebbe più precisamente indicato; l’opera fu poi posta nella parrocchiale di S. Giovanni Battista; qui vi rimase pochi decenni, come testimonia il Giardinello. Varaldo suppone che essa, dopo varie traversie sia giunta smembrata alla chiesa del S. Sepolcro di Milano e successivamente trasferita alla Pinacoteca Ambrosiana – [Fig. 8b] -, ove si trova attualmente, in quanto il soggetto e la disposizione delle varie figure coincide sorprendentemente con quello del nostro documento; inoltre tale opera non risulta ancora esistente nella chiesa milanese nel 1738, quando viene fatta una descrizione dell'edificio, cfr. VARALDO 1976-78, pp. 164-172).
Tabemacolo marmoreo ben scolpito, e con diverse figurete intagliato, con due proportionate colonne ingegnosamente fabricato, dove scolpite vedonsi le seguenti parole, xpi corpus ane 1553. die p.ma Maij [12]. E Porta maggiore a ponente, adornata di nero portale di pietra, in la cui cima li primi fondatori eressero statua del santo titolare, acciò da esso fussero veramente protetti, e diffesi, et a di lui piedi legonsi l(e) infrascritte note:
Omnipotens Christus cum Virgin(e) Matre, Johannes,
sustineant templo, quii pia(m) thura(m) damus [13].
Et alla sinistra dell’entrante sontuosa machina di fìno marmo, a ben scolpito vaso di Battistero [14], circondato da balaustri di semplice marmo; tiene lo Cemiterio annesso; e proportionato campanile, d’altezza e bellezza non mediocre, ne meno riguardevole all’occhio del viandante, per essere artificiosamente ornato di Piramidi; si come con diletto riguardasi la facciata della Chiesa di pietre piccate; (...) [15].
I secoli che ci separano da questa descrizione, hanno in parte mutato l'aspetto della chiesa.
Apprendiamo dal Giardinello che essa si presentava già allora divisa in tre navate, corredata dalle cappelle che ne avevano parzialmente stravolto la pianta originale. L’interno era decorato da affreschi alcuni risalenti al XV e XVI secolo.
Antica, ma priva di una datazione precisa, era un’icona, probabilmente un trittico con funzione di pala d’altare, sistemato nel coro, dietro l’altare principale (…).
E’ citato anche un tabernacolo marmoreo, recante l’anno in cui fu realizzato: 1553.
La facciata a ponente era decorata da un portale in pietra nera, coronato dalla statua del santo titolare, che si dice eretta da li primi fondatori, quindi presumibilmente molto antica. L’iscrizione ai piedi della statua contiene un’invocazione a Cristo, alla Vergine ed a S. Giovanni Battista, ai quali si chiede protezione in cambio di una devozione costante.
All’interno della chiesa a sinistra dell’entrata, è segnalata la presenza di una vasca battesimale in mamo, circondata da balaustre; il Giardinello non fornisce una data precisa relativa alla sua realizzazione, ma dall’iscrizione sull'esterno del catino possiamo conoscerla con esattezza (v. nota 14).
E’ inoltre citato il campanile, già maestoso per altezza ed imponenza, caratteristiche rilevate anche da Lamboglia, e secondo quest’ultimo indizio di antichità e priorità rispetto alle altre chiese della valle [16]. Il Giardinello, a proposito del campanile, cita la presenza di Piramidi cioè pinnacoli che ornavano la sommità della struttura. Ed infine nomina la facciata in pietre piccate.
Oggi la chiesa - m. 15 x m. 31 - (Fig. 9-10-11-12-13) si presenta ripulita dalla copertura ad intonaco, sia interna che esterna realizzata in epoca successiva alla stesura del Giardinello, ma anche stravolta da interventi di restauro, che ne hanno travisato l’assetto originario, come aveva rilevato Lamboglia. Tramite la critica mossa dallo studioso [17] è possibile, in parte, ricostruire la facciata medievale (Fig. 9); i restauri realizzati alla fine degli Anni Sessanta, eliminarono dal lato occidentale il rivestimento, riportando alla luce la muratura di pietre piccate citata dal Giardinello. Accanto a questo intervento positivo, vanno però segnalate una serie di iniziative piuttosto discutibili: venne obliterata la porta alla destra del portale principale; quest’ultimo fu contornato da un bordo in cemento, che andò ad inglobare il bassorilievo soprastante il portale stesso. Le due lunette ai lati della facciata, realizzate in epoca successiva alla testimonianza del Giardinello, (infatti non vengono citate da questo), furono coperte da un rivestimento ad intonaco, che fornisce alla facciata un profilo a salienti, contrastante con quello vero e proprio a capanna. Decisamente l’intervento più pesante riguardò l’attuale monofora: una volta eliminato l’intonaco, riaffiorò quella che doveva essere una trifora di notevole importanza. Fu sostituita con l’attuale apertura, chiusa da una grata in ferro.
Come si è detto, il merito maggiore di questi restauri, fu riportare alla luce l’originaria muratura in pietra. Alla base della facciata si rinvengono dei blocchi perfettamente squadrati, ma di dimensioni maggiori, rispetto a quelli superiori più piccoli e disposti più
regolarmente. Sulla destra del portale è possibile rilevare il rappezzo in pietre che obliterò l’apertura secondaria.
La monofora centrale è coronata da una ghiera, in cui si alternano blocchi di calcare e marmo. Ben visibili sono i fori delle impalcature, che punteggiano tutta la facciata.
Il lato settentrionale è in parte ricoperto dagli intonaci di un restauro più recente di quello in facciata. E’ tuttavia possibile osservare un brano della muratura originale, nella parte occidentale di questo lato. Le caratteristiche strutturali sono simili a quelle del lato di ponente. Si può vedere una nicchia, una sorta di monofora stretta sul fondo (Fig. 10). E’ probabile che questo elemento si ripetesse lungo questa parete e quella meridionale, in corrispondenza delle volte interne determinate dalla scansione dei pilastri. Un piccolo brano della muratura si rinviene anche sul lato meridionale, e presenta le stesse caratteristiche della facciata e del lato settentrionale.
Il lato orientale è stato profondamente modificato dagli interventi della controriforma: esso fu, con ogni probabilità, allungato e quindi dotato di cappelle. Impossibile quindi ricostruire attendibilmente la pianta originale, che tuttavia doveva presentare secondo la norma, un’abside centrale più ampia e profonda e due laterali più piccole, in corrispondenza della scansione delle navate.
L’interno si presenta oggi ripulito degli interventi, che ricoprirono le pareti ed i pilastri di intonaci ed affreschi. Le pareti sono state nuovamente intonacate, mentre i pilastri furono ripuliti dal loro rivestimento e riportati allo stato originale (Fig. 12). Essi sono in totale sei, costituiti da grossi blocchi di pietra grigia, e dividono la chiesa in tre navate, quella centrale più ampia (m. 5,53), le due laterali più piccole (m. 3,56); la proporzione fra la prima e le seconde è quindi leggermente inferiore a 1:2. Ciascuna navata laterale è poi scandita, da nord a sud, da tre volte a crociera; quella centrale è più elevata e coperta da una volta a botte. Sopra l’ingresso si trova una balaustra, in cui è inserito l’organo.
I due pilastri orientali presentano sul lato ovest una semi - colonna addossata, anch’essa in pietra (Fig. 13).
Il campanile è adiacente al lato settentrionale della chiesa. E’ completamente ricoperto da intonaci, restaurati di recente. Il suo considerevole elevato è scandito, sui quattro lati, da tre aperture che aumentano progressivamente di altezza, man mano che si procede verso l’alto. Termina in una cuspide, non vi è traccia delle Piramidi citate dal Giardinello (Fig. 14).
La strada che rasenta lo spiazzo sul quale si erge la chiesa di San Giovanni, proseguendo in salita immette in un ristretto lembo di prato, occupato in parte dall’oratorio di S. Caterina (Fig. 15).
Si tratta di un edificio a pianta rettangolare (m. 7 x m. 20), con orientamento est-ovest, come la sottostante chiesa parrocchiale (...). Il lato orientale è poligonale.
La facciata, ad occidente, ha un profilo a capanna, infatti la copertura dell’oratorio è costituita da un semplice tetto a doppio spiovente. I brani in muratura ancora visibili, risparmiati dallo intonaco, presentano una tecnica costruttiva piuttosto povera: blocchi di pietra di varie dimensioni e qualità, alternati ad alcuni conci in cotto, e assemblati da spessi rinzaffi di malta.
Ai lati della parete, negli angoli settentrionali e meridionali, sono infisse delle lastre di pietra, che sporgono dalla muratura, da metà altezza, sino al culmine della facciata.
In alto, al centro, si apre una lunetta, sottolineata da una ghiera di conci in pietra e mattoni a tutto sesto, e in basso profilata da una doppia fila di tegole di cotto. Attualmente l’apertura è chiusa da una vetrata. La sua funzione è quella di dar luce all’interno, privo
di altre fonti d’illuminazione. La metà inferiore della facciata era ombreggiata da una copertura a doppio spiovente, che poggiava a Nord su un arco a tutto sesto, che a sua volta insisteva - a est - sulla parete settentrionale e - a ovest - su una colonna in conci di mattone, mentre a sud poggiava su una muratura che proseguiva il lato meridionale dell’oratorio stesso.
La porzione di parete compresa tra la base e la copertura appena descritta, era intonacata e dipinta. Restano tracce di colore giallo-ocra e rosso-mattone. Al di sotto della cuspide fu ricavato un oblò, in cui era probabilmente inserita un’immagine sacra. L’entrata, in origine, doveva essere più alta e sormontata da un cordolo in pietra dal profilo sagomato. Fu in seguito abbassata con un riempimento in mattoni di moderna fattura. Le restanti pareti sono intonacate e non presentano caratteristiche rilevanti.
Il Giardinello cita l’oratorio de’ Confratelli Discjplinanti sotto titolo di Santa Cattarina, dicendo che è stato ultimamente con vaghezza edificato, e la Massaria hà di reddito lire 15 annue, che si cavano da alcune terre [18]. Tale espressione sembra collocare inequivocabilmente l’oratorio in un’epoca piuttosto recente, fra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, considerata la data di edizione della fonte. Va però detto che il Giardinello potrebbe riferirsi anche ad un restauro, un ampliamento, o una riedificazione di un edificio più antico. A supporto di quest'ultima ipotesi, si deve menzionare l’esistenza, in tempi antichi, di una processione, che si svolgeva la notte del Venerdì Santo, e partiva dall’oratorio di S. Caterina e raggiungeva quello di S. Nicolò [19].
L’antichità di quest’ultimo è attestata dalla sua stessa struttura, come testimonia soprattutto la parete settentrionale e la postierla ad arco acuto, ora murata, che si apriva in essa (Fig. 16).
Se sin da tempi remoti una processione collegava i due oratorii, questo fa propendere per una datazione alta anche dell’edificio dedicato a S. Caterina, unito a quello più antico della valle da una consuetudine religiosa così importante.
Inoltre si deve aggiungere che sull’altare di S. Nicolò, è conservato un quadro raffigurante la Vergine fra i due titolari (S. Nicolò e San Sebastiano), e alla base, sovrapposta alla pittura originaria, è effigiata una processione che con in testa la Croce, si inerpica su un colle verso una chiesa, lasciandosi alle spalle un’altra chiesa. Particolare questo che presumibilmente richiama la cerimonia religiosa suddetta, evidentemente così importante e radicata da essere inserita nella pala d’altare [20].
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1 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. II, p. 19-20.
2 V. Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo - Cap. III - Tav. IX.
3 ANFOSSO 1994, p. 132 n. 45.
4 RAIMONDI, Rif. 35, da Statuti Albenga 1288.
5 RAIMONDI, Rif. 35 e LAMBOGLIA 1932, p.54.
6 RAIMONDI, Rif. 35.
7 RAIMONDI, Rif. 35, da Archivio Cattedrale, copiato 14 Luglio 1902.
8 Il cognome è di difficile lettura.
9 RAIMONDI, Rif. 35.
10 ANFOSSO 1994, p. 132
11 Nella parete meridionale dell’abside è conservato un affresco, in cui sono rappresentati sul registro superiore una teoria di santi, ed in quello inferiore un' allegoria dei vizi. Di questi ultimi è ancora possibile intravvedere una figuretta maschile che si trafigge la gola con una lama legata ad altre da una catena. Vicino a questo Personaggio, in caratteri gotici si legge ira; è preceduta dall’accidia e seguita dalla gola, di cui mancano però le relative allegorie. Manca la data, ma è possibile - per la somiglianza del contenuto -, che il Giardinello si riferisca proprio a questi affreschi, e che quindi essi vadano datati fra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, come testimonia d’altronde lo stile tardo-gotico ancora in voga nella nostra zona in tale periodo (Fig. 8). Si può instaurare un confronto con una ‘teoria’ di Apostoli (Fig. 8a), che si trova nell’abside della chiesa di S. Bernardino di Triora. Simili sono infatti la collocazione entro finte nicchie, la pieghettatura metallica delle vesti, le figure longilinee, il tipo di calzari, l’atteggiamento (si veda in particolare il gesto del secondo da destra in Fig. 8a e di quello centrale in Fig. 8), il piano di calpestio segnato da fenditure. Nel caso di Triora, la data di completamento del lavoro è il 21 luglio 1466, quindi precedente di un ventennio rispetto a quella più antica riportata dal Giardinello. L'Autore del ciclo è ignoto; Algeri e De Floriani ritengono si tratti di un pittore di scuola ligure influenzato dalla cultura del basso Piemonte (ALGERI - DE FLORIANI 1992, pp. 261-262).
12 Corpo di Cristo. l maggio 1553.
13 Cristo onnipotente con la Vergine Madre, Giovanni sostengano la chiesa, ai quali offriamo pie offerte di incenso (thura deriva da tus, - uris cioè offerta di incenso).
14 Il battistero reca sulla vasca la seguente iscrizione: 1587.DIE.18.DECEBRIS/TEPORE.D.IACOBI.MAURITII.PREP.i.AC.FRANC.
15 GIARDINELLO 1624, cc. 356- 357.
16 LAMBOGLIA 1971, p. 108.
17 LAMBOGLIA 1971, p. 108.
18 GIARDINELLO 1624, c. 369 retro.
19 ANFOSSO 1994, p. 117.
20 ANFOSSO 1994, pp. 116-117.


Testo tratto dalla Tesi di Laurea “Insediamenti medievali nella Valle del Merula: esame tipologico" di Sabrina Lunghi - Anno Accademico 1995/1996, rel. Prof. C. Varaldo.

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