VARIE - Andora nel tempo

Andora nel tempo
Andora nel tempo
iniziativa ideata e realizzata da MARIO VASSALLO
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VARIE

ASILO E ISTITUTO SUORE FIGLIE DI SANT'EUSEBIO
(Marino Vezzaro)

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Nel 1932 alcune suore figlie di San Eusebio, si trasferiscono, dalla casa madre di Vercelli, ad Andora, chiamate dai Padri Lateranensi, per prestare la loro opera nel seminario di Santa Matilde.
 
Nel 1934, su invito dell’Amministrazione Comunale di allora, la madre fondatrice, Suor Eusebia Arrigoni, acquista una piccola casa ai piedi della collina del Poggio, circondata da molto terreno, e apre una scuola materna per i bambini bisognosi del Paese.
 
Negli anni sessanta la casa venne demolita e fu costruito il moderno edificio che poteva ospitare un grande numero di bambini, disponendo anche di 54 posti letto per persone anziane.
LA CASERMA DEI CARABINIERI
(Mario Vassallo)

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Caserma di Molino Nuovo - Fine anni '20 del Novecento
Foto Collezione Marino Vezzaro - Andora

Nella foto di gruppo realizzata davanti alla vecchia Caserma di Molino Nuovo alla fine degli anni '20 del secolo scorso, è presente in prima fila (la terza persona seduta da sinistra) Angelo Tessitore, papà di Amelia (moglie di Angioletto Siccardi).
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La caserma dei Carabinieri era anticamente ubicata ai piedi della Borgata Duono, nella Borgata ni Molino Nuovo di recente formazione, in prossimità della strada chiamata "u Besàgnu" o ""Viàssa", nella zona localmente nota come "u Giardìn".
L'edificio, una volta spostata la Caserma in altra sede, diventerà proprietà di un Maglione di Laigueglia.


L'antica Caserma dei Carabinieri è sopra indicata con il numero 10

Da Molino Nuovo la sede viene spostata, alla fine degli anni '30 del Novencento, in via Carminati, nell'edificio di recente costruzione a fianco alla rivendita Trevia.


Foto del 1941: in centro la Caserma dei Carabinieri e a destra (con le tende) la rivendita Trevia.


Caserma Carabinieri - Anno 1943

In epoca recente, negli ultimi decenni del Novecento, la sede viene ulteriormente spostata nell'attuale posizione, nel fabbricato in via Fontana che fu Pensione Mondovì, Albergo Torino, Albergo Milano e parte della Colonia I.N.A.M.


Fabbricato attuale sede della Caserma dei Carabinieri all'epoca in cui era Albergo Milano nella prima metà del Novecento
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LE PRIGIONI DI METTA

(Mario Vassallo)
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Come detto in precedenza, Angelo Tessitore era carabiniere presso la Caserma di Molino Nuovo e curiosamente i Tessitore erano anche proprietari dell'edificio nella Borgata di Metta, dove in passato ci fu la sede dell'antico Carcere Circondariale.
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Ad inizio degli anni '90 del secolo scorso, tali ruderi furono acquistati da Angelo Tezel, costruttore edile di Laigueglia che li trasformò, unitamente ad altri ruderi limitrofi, in un condominio.
Le operazioni progettuali furono affidate al geometra Giacomo Ratto di Andora ed il sottoscritto si occupò sia dei rilievi dei ruderi che della restituzione grafica degli stessi.
Durante il mio primo sopralluogo per effettuare i rilievi erano presenti una delle proprietarie - Amelia Tessitore e la Dott.ssa Alma Anfosso che, armata di macchina fotografica, era a caccia di informazioni per la stesura del suo libro "Questa nostra Andora".
La Dott.ssa Anfosso, vedendomi entrare all'interno nei ruderi pericolanti, si soffermò a lungo, un po' per curiosità ed un po' intimorita dal fatto che percepiva piccoli crolli al mio accesso a quello che restava dei vari ambienti interni.
Nella mia esplorazione avevo con me anche la macchina fotografica della Dott'ssa Anfosso, che mi aveva chiesto gentilmente di scattarle alcune foto dei luoghi (la foto riportata poi a pagina 305 del suo libro, fu da me ripresa quel giorno e poi ceduta insieme ad altre che erano servite alle operazioni di rilievo e restituzione grafica dei luoghi).



In uno dei locali interni, di cui era crollato completamente il solaio e che si presentava occupato dalle macerie proveniente dal caduta dei piani soprastanti, fui colpito dalle pareti coperte di scritte di prigionieri del passato, da un anello infisso su una muratura del vano, poco sopra quello che avrebbe dovuto essere il pavimento della cella, con ancora attaccato un breve frammento una catena di prigionia e con evidenti segni di graffi e/o tentativo di incisione intorno alla staffa di ancoraggio dell'anello stesso, come in uno strenuo tentativo di liberazione dal vincolo di reclusione.

La sopresa di ciò che mi trovavo davanti mi fece soffermare nel vano porta del locale, da dove osservai a lungo le varie scritte ancora visibili e gli abbozzi di disegni sulle porzioni di intonaco rimaste: testimonianze di almeno un secolo.
Mi rimase impressa una scritta in particolare, proprio vicino all'anello con la catena (che fotografai), di colore brunastro come tante altre e tratto insicuro:

"Dite ala amata mia son inocente
cuì o finito il mio sangue
F.P. 1....."

La probabile data era incompleta a causa del distacco di un'ampia porzione di intonaco e mi restò la sensazione di dubbio, se quelle scritte fossero veramente state realizzate con il sangue da un condannato e se quella ultima frase fosse la disperazione di una condanna, o l'ultimo gesto di chi aveva deciso di farla finita, testimoniando il suo amore con il proprio sangue ..... Chissà se questa sua disperata e accorata invocazione raggiunse mai l'amata a cui era dedicata .....

L'edificio fu completamente raso al suolo e ricostruito da zero, non lasciando alcuna testimonianza del sofferto passato.
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LA CASERMA DELLA GUARDIA DI FINANZA
(Mario Vassallo)

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Intorno agli anni '30 del Novecento, la Caserma della Guardia di Finanza aveva sede nel fabbricato sulla Strada Nazionale Aurelia, localmente conosciuto come "a cà rùssa" (la casa rossa, circa in corrispondenza dell'attuale Hotel Moresco).


Foto del 1957
"A CA' RUSSA"

Anno 1950

Anno 1951

Anno 1951

Anno 1957

Anno 1957

Anno 1957


Nel 1957 la sede viene spostata presso il Palazzo Ciccione in prossimità della piazza della Stazione (odierna via Carminati, intitolazione che all'epoca non è stata ancora attribuita e lo sarà nel 1961; per gli andoresi è la via della Stazione), nello stesso edificio dove si trova anche il Commercialista Roberto Risso.
E in via Carminati sarà ubicata anche per un periodo nei locali, al primo piano, sopra la negozio di scarpe di Risso "Gè" Angelo.



Nel periodo seguente la sede della Caserma della Guardia di Finanza sarà spostata per breve tempo in via Aurelia, nel fabbricato che sarà successivamente sede degli uffici del Notaio Savastano.
Un ulteriore spostamento la porterà in un edificio di via del Poggio, dove resterà fino alla chiusura definitiva negli anni '90 del Novecento.
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CIMITERI ANDORESI
(Mario Vassallo)

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Le mappe del catasto napoleonico, riferite all’inizio dell’Ottocento, testimoniano che sul territorio comunale non esistevano ancora i cimiteri.
Le sepolture avvenivano nelle cripte o sotterranei degli edifici religiosi, ma verosimilmente anche in aree – campi, in tutto simili al concetto di cimitero e probabilmente corrispondenti a quelli che saranno i futuri “camposanti”, solitamente nelle vicinanze degli edifici religiosi principali, ovvero delle Chiese Parrocchiali.
Nei ricordi delle generazioni passate, si tramandavano dei detti collegati ai luoghi di sepoltura, che riprendevano antiche denominazioni locali dimenticate nel tempo: per indicare il luogo da raggiungere alla fine della propria esistenza terrena, a San Giovanni si usava dire “andò in tu Ciàn de l’ursu” (Piano dell’orso, che è il luogo dove sorge l’attuale cimitero di San Giovanni), mentre a Rollo il luogo era denominato “Varè” (anche in questo caso la posizione corrisponde a quella dell’attuale cimitero di Rollo).
Con Decreto dell’Eccellentissimo Real Senato di Genova datato 25 febbraio 1833, si definisce l’obbligo di costruire un cimitero per ogni Chiesa Parrocchiale.
Prendono così ufficialmente forma i cimiteri che oggi conosciamo, ampliati nel tempo secondo le esigenze legate all’incremento demografico della popolazione residente e non, localizzati nelle cinque ubicazioni di Rollo, San Giovanni, San Pietro, Conna, San Bartolomeo.
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CIMITERO DI ROLLO


In blu, la sagoma del cimitero originario; in rosso, la sagoma del cimitero attuale
Estratto foto aerea da GoogleEarth in sovrapposizione con mappa catastale d'impianto

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CIMITERO DI SAN GIOVANNI


In blu, la sagoma del cimitero originario; in rosso, la sagoma del cimitero attuale
Estratto foto aerea da GoogleEarth in sovrapposizione con mappa catastale d'impianto

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CIMITERO DI SAN PIETRO


In blu, la sagoma del cimitero originario; in rosso, la sagoma del cimitero attuale
Estratto foto aerea da GoogleEarth in sovrapposizione con mappa catastale d'impianto

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CIMITERO DI CONNA


In blu, la sagoma del cimitero originario; in rosso, la sagoma del cimitero attuale
Estratto foto aerea da GoogleEarth in sovrapposizione con mappa catastale d'impianto

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CIMITERO DI SAN BARTOLOMEO


In blu, la sagoma del cimitero originario; in rosso, la sagoma del cimitero attuale
Estratto foto aerea da GoogleEarth in sovrapposizione con mappa catastale d'impianto

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LA FORNACE
(Carlo Volpara e Mario Vassallo)

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Al centro della foto, la "sotta", antica cava di argilla poco lontana dalla sponda del Torrente Merula

A Levante del corso del Torrente Merula, circa a metà nel tratto tra il ponte "dei Prevètti" e quello sulla Strada Nazionale Aurelia, ancora negli anni '60 del Novecento si ricorda la presenza di una zona paludosa, comunemente denominata "a sotta".
La "sotta" era la testimonianza di ciò che restava di una depressione creatasi a seguito dello sfruttamento quale cava di argilla, utilizzata per la fabbricazione di laterizi da parte di almeno una delle "fornaci" che hanno trovato sviluppo all'interno del territorio andorese.
Questo tipo di "industrie", utili a fornire un materiale da costruzione, appunto il laterizio, di derivazione naturale e locale che andava ad aggiungersi agli altri materiali tipici del posto quali il legname e la pietra.
Sul suolo andorese, in base ai ricordi ed ai toponimi presenti, risulterebbero essere state attive almeno due "fornaci": una, documentata, avrebbe avuto ubicazione nella zona della Marina, mentre per l'altra (o forse due diverse?), le scarne informazioni tramandate ne farebbero ipotizzare la posizione probabilmente nei dintorni tra Stampino e Molino Nuovo, ma anche in zona San Bartolomeo, nella località Divizi, seppure senza alcun riscontro preciso formale.

La "fornace" della Marina ha costituito, sebbene per un breve periodo, un riferimento economico produttivo di rilievo per l'epoca.

Giovanni Soleri, di Taggia, padrino del Marchese Marco Maglioni, aveva già un figlio da un precedente matrimonio quando giunge ad Andora a fine '800 e sposa una Tagliaferro; dal matrimonio nascono almeno 6 figli e in Andora acquista dei terreni dal Marchese Maglioni.
Uno dei figli, Marco, sarà soprannominato "il burrasca" a causa del carattere rissoso che lo portava a girare per il paese armato di doppietta, che diventerà elettricista.

Soleri apre la "fornace" alla fine dell'800, in prossimità dell'odierno Condominio "Cinzia", tra le attuali vie Rattalino - Dante Alighieri - Amerigo Vespucci.
L'insediamento produttivo utilizzerà l'estrazione della materia prima prelevata dalla zona della "sotta" e cesserà la propria attività nei primissimi decenni del Novecento.
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LA GROTTA DEI COLOMBI
(Mario Vassallo)

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Fino agli anni '60 del secolo scorso, in prossimità del confine tra Cervo ed Andora, al livello del mare esisteva una cavità naturale chiamata la “Grotta dei Colombi”, la quale scomparve a causa di una frana.
A breve distanza dalla riva, in pieno mare, si trovava una polla d'acqua dolce che ribolliva in mezzo all'acqua salata circostante ed era punto di sosta e ristoro per i vari pescatori che frequentavano quel tratto marino.
Secondo i ricordi di alcuni vecchi abitanti andoresi, appoggiando l'orecchio a terra in alcuni punti della collina di Rollo, si poteva udire lo scorrimento di un corso d'acqua sotterraneo.
Con i lavori di trivellazione delle gallerie autostradali e successiva costruzione del viadotto dell'Autostrada dei Fiori Genova-Ventimiglia, fu rinvenuto un corso d'acqua che rallentò per un lungo periodo i lavori, durante i quali tale presenza idrica fu deviata senza incanalarla.
Come diretta conseguenza, sparì la polla di acqua dolce che sfociava in pieno mare, nel luogo davanti a quella che era stata la “Grotta dei Colombi.
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IL MERCATO SETTIMANALE
(Mario Vassallo)
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Piazza Caduti di Nassiriya - ex Piazza del Mercato - attuale sede del Mercato settimanale

La sede del “mercato settimanale”, che attualmente si svolge da decenni ogni lunedì in Piazza Caduti di Nassiriya (ex Piazza del Mercato e ancora oggi così comunemente chiamata), ha subito nel tempo vari allocazioni:
  • con delibera di Consiglio Comunale del 03/07/1951 fu approvato l'esproprio di aree da destinare ad ampliamento di occupazione per il "mercato settimanale" in Regione Stazione;



  • con delibera di Consiglio Comunale del 23/07/1961 fu approvato lo spostamento del mercato settimanale dalla sede di via della Stazione/Carminati a via Fontana e via Sardegna;

 



  • con delibera di Consiglio Comunale del 10/08/1964 fu approvato lo spostamento del mercato settimanale dalla sede di via Fontana e via Sardegna a via Vaghi e la parte asfaltata di via Cavour;
  • successivamente la sede traslò su via Cavour e l'adiacente Piazza del Mercato, per la quale venne completata l'opera di piantumazione tra il 1976 e il 1977.
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MUNICIPIO
(Mario Vassallo)

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Il Municipio, la Casa Comunale, o ancor prima il luogo dove effettuare le pubbliche adunanze ed esercitare la funzione amministrativa del territorio andorese, hanno subito spostamenti e diverse allocazioni nelle varie epoche.
La Magnifica Comunità di Andora, a cui apparteneva ancora Laigueglia, esercitava le adunanze pubbliche presso il Paraxo, nella borgata di Castello, ripetendo e tramandando quella che era la storica usanza locale dai fasti del periodo medievale e del marchesato clavesanico.
Gradualmente, la decadenza del luogo, dell’edificio e l’insalubrità della piana a causa del progressivo impaludamento del Merula portò a dover definire altre localizzazioni di quella che noi riconosciamo come la figura del “municipio”.
La scissione con il “quartiere” di Laigueglia il 25 maggio 1794 porta inevitabilmente ad aggiungere ulteriori tasselli che inducono ad uno spostamento della “Casa Comunale”.
Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, la sede del Comune viene dunque spostata e raggiunge per un periodo transitorio e breve la borgata di Duomo, dove è allocata anche, sempre in via transitoria, la Pretura, quest’ultima proveniente dalla fortezza di Rollo.
Terminata la veloce transizione, tutto si sposta nella borgata di Metta, dove Municipio, Pretura e le carceri vanno a costituire una sorta di polo giuridico – amministrativo del territorio comunale.
La “sede comunale” resta a Metta per buona parte dell’Ottocento, mentre si assiste, dal 1870, alla rapida creazione ed evoluzione di una nuova borgata, Molino Nuovo, che sorge ai piedi della borgata del Duomo.
Questo nuovo insediamento edificato assume presto una marcata rilevanza, un po’ per la novità, ma anche dal punto di vista logistico e gestionale del territorio, in quanto di trova in posizione centrale rispetto all’area dell’intero Comune.
Con Regio Decreto del 20 novembre 1878, il Re d’Italia Umberto I, facendo seguito alla Delibera di Consiglio Comunale del 14 ottobre 1877 ed alla deliberazione del Consiglio Provinciale di Genova del 13 agosto 1878, autorizza lo spostamento della sede municipale dalla borgata di Metta a quella di Molino Nuovo, dove si instaura nell’edificio di recentissima costruzione proprio di fronte al Palazzo Siccardi, quest’ultimo il primo fabbricato ad essere stato costruito nella nuova borgata.

   
Per gentile concessione Alberto e Aventino BARUTTI



Il Municipio resterà a Molino Nuovo per circa un secolo, nello stesso edificio che oggi ospita l’Ufficio Postale.


Il vecchio Municipio di Molino Nuovo

Dopo l’avvento dello sviluppo edilizio del secondo dopoguerra, il cuore cittadino diventa rapidamente l’espansione della Marina di Andora e sorge la necessità di creare un ufficio decentrato rispetto alla sede municipale, dove appoggiare almeno alcuni servizi.
Viene così destinato ad assolvere a tale compito uno dei fabbricati a suo tempo facente parte della struttura della Colonia di Milano.


Il fabbricato ex lavanderia della Colonia di Milano, diventato recapito comunale

Gli uffici decentrati sono insediati in quella che era stata la “lavanderia” della colonia e ci rimarranno per alcuni anni, fino a quando i locali interessati saranno destinati ad aule per alcune classi delle scuole medie.

Il vecchio Municipio di Molino Nuovo, ormai dismesso

Intanto, sulla fine degli anni ’60, in ambiente amministrativo, si comincia a sollevare il problema di realizzare una nuova sede, alla Marina ormai centro cittadino, sollevando fazioni legate a spirito di campanilismo.

In questo periodo sotto l’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Momigliano, a contorno di interventi di edificazione di complessi immobiliari residenziali, con progettazione dell'Arch. Sergio J. Hutter, venne proposta ed in parte approvata la sistemazione generale dell'area comprendente anche Largo Milano ed i relativi edifici storicamente presenti.
Secondo la progettazione effettuata, del complesso "storico" edificato sarebbe stata salvata la sola Villa Tagliaferro (odierno Palazzo Tagliaferro).
Tutti gli altri preesistenti fabbricati di contorno (compresa la ex Chiesa dei Canonici Regolari e dell'Immacolata - odierna Biblioteca Comunale) sarebbero stati sacrificati per la creazione di un nuovo complesso insediativo articolato in forma circolare, al cui centro mantenuta Villa Tagliaferro, integrato con la viabilità stradale costituita da via Cavour e dalla Statale Aurelia.
La soluzione realizzativa ideata avrebbe dovuto creare un collegamento diretto tra l'Aurelia ed il livello sottostante il Cavalcavia, mediante l'inserimento di scalinate (per il superamento e collegamento dei diversi livelli altimetrici) ed un piano negozi porticato al piano primo dei fabbricati circostanti Villa Tagliaferro, direttamente accessibile dal piano viario della via Aurelia.
Tale progetto venne attuato solo per i corpi di fabbricato a monte dell'intervento "circolare", che rimarranno comunque incompiuti rispetto alla complessa previsione progettuale originaria.

Negli anni immediatamente successivi (primissimi anni '70), da parte di alcuni membri dell'Amministrazione Comunale fu avanzata e sostenuta la proposta di proseguire la via Cavour con l'eliminazione di Villa Tagliaferro (!), spostando la sede comunale (Municipio) presso l’ex Pensione Mondovì/Albergo Milano (odierna Caserma dei Carabinieri), realizzando un parcheggio al posto dell'allora Parco I.N.A.M. (attuale Parco delle Farfalle).
Grazie ad opposizioni civiche e politiche interne ed esterne agli ambienti amministrativi, si verrà a comporre una vera e propria “sfiducia” politica e gestionale locale, con la quale detta proposta sarà evitata, permettendo il mantenimento di edifici storici che rappresentano un odierno importante punto di riferimento andorese.
Scongiurata questa “devastante” trasformazione urbanistica, la volontà di spostamento del Municipio da Molino Nuovo alla Marina viene dirottata su scelte ed impegni realizzativi da realizzarsi in tempi brevi, partendo dall’identificazione del nuovo sito dove andrà a realizzarsi la nuova struttura.
La localizzazione viene scelta su un lotto di terreni nella a ridosso della zona chiamata Siberia, non lontana dal passaggio a livello della linea ferroviaria e poco distante anche dal corso del torrente Merula.
Viene costruito un nuovo edificio dalle architetture semplici, costituito da un piano interrato e due fuori terra, di cui il primo in posizione rialzata rispetto al terreno circostante, con concezione protettiva lungimirante (almeno in parte) qualora si possano verificare esondazioni da parte del vicino torrente Merula.


La nuova Casa Comunale il giorno dell'inaugurazione

L’inaugurazione ufficiale avviene il 18/02/1979 e nella stessa occasione dell’edificio scolastico nella stessa via Cavour.
La sede comunale sarà successivamente ampliata e sopraelevata di un ulteriore piano, fino alla consistenza attuale.
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NOCETO
(Mario Vassallo)
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Noceto è stata a lungo una denominazione che ha caratterizzato un'ampia zona della piana andorese più verso mare, circa tra il ponte ferroviario e l'antica strada Comunale di Mezzacqua (misto odierno tra via C. Colombo e via Rattalino), nella parte più addossata alla zona collinare verso Levante.
Il nome di Noceto era anche attribuito all’attuale via San Lazzaro, nel tratto tra via Colombo e lo stesso ponte ferroviario, ma con una anomala estensione anche nella parte di via San Damiano ai piedi del Villaggio Ca' Bianca (fino agli anni '60).
L'origine era riconosciuta con le "Case Noceto", più nota come la "torretta", antico edificio già presente in epoca napoleonica e indicato sulle mappe del Catasto Napoleonico con caratteristiche che farebbero pensare ad un frantoio, essendo lo stesso collegato ad una antica rete idrica molto articolata, equiparabile alle strutture tipiche dei frantoi/gumbi presenti nell'entroterra andorese.


Foto sopra: la "Torretta" alla fine del Novecento


La "Torretta" oggi
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Sito Web ideato e realizzato da Mario Vassallo - Andora
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Per informazioni scrivere a info@andoraneltempo.it
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