RICORDI IN FAMIGLIA
RICORDI IN FAMIGLIA
(Mario Vassallo)
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RICORDI IN FAMIGLIA
Nel mondo dei nonni

Avrei potuto scegliere qualsiasi altra foto, ma ho ritenuto di utilizzare questa, perchè è un po' il simbolo delle mie origini:
i miei primi passi su quella che è sempre stata la mia casa, l'Andora di quando sono nato, con mia nonna Rina che mi ha trasmesso l'amore per le tradizioni.
Nella mia generazione, chi come me appartiene ed è cresciuto in una famiglia contadina è stato tra gli ultimi ad assaporare e vivere direttamente le testimonianze di quello che era il mondo contadino, un insieme di abitudini, tradizioni, gesti e comportamenti di tutti i giorni che la successiva e rapida modernizzazione ha trasformato, spazzando via quasi tutto ciò che apparteneva al passato, di cui si preservano i ricordi.
E proprio i ricordi, col passare del tempo si allontanano, svanendo, finendo dimenticati nell’indifferenza.
Anche piccole cose hanno contribuito a segnare le vite ed insegnare alcuni valori a molti di noi.
Mi sono fermato a cercare di ricordare, accorgendomi di non aver dimenticato e, per una volta, ho voluto non dedicarmi solo alla raccolta generale dei ricordi degli altri, della storia, dei documenti, ma semplicemente riportare qualcosa che mi appartiene e di cui ho fatto marginalmente parte: quotidianità che mi sono state tramandate in famiglia e che ho avuto la fortuna di poter vivere direttamente, mentre stavano gradualmente e repentinamente scomparendo, ma che mi hanno in qualche modo accompagnato fino ai 10-12 anni, segnando la mia infanzia e determinando ciò che sono e chi sono diventato.
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Ho sempre osservato, tanto e attentamente, tutto ciò che mi circonda e le persone incontrate o più semplicemente che mi trovavo attorno, cercando di memorizzare quanto più possibile dei loro comportamenti, le abitudini nei vari periodi.
Ho provato a ricordare i tempi passati, quelli di un’epoca più recente, sfruttando il mio oltre mezzo secolo d’età: più di 50 anni in cui, da quando ero bambino, ho sempre prestato attenzione a ciò che mi succedeva intorno, osservando le persone, i loro comportamenti, i cambiamenti che sono avvenuti e ciò e come le persone hanno contribuito agli stessi.
Nella maggioranza dei casi si tratta di osservazioni legate a particolari che si ricordano con un sorriso, magari un po’ malinconico; altri, invece, sono considerazioni più realistiche e proprio per questo tendenzialmente più dure da accettare, ma che comunque fanno parte di ciò che è successo, indipendentemente dalla sfaccettatura di lettura che gli si voglia attribuire.
Molto ci sarebbe da dire e da ricordare, ma da buon ligure che non si smentisce mai, ritengo di presentare alcune osservazioni su ciò che ha caratterizzato la figura tipica dei “bagnanti” che frequentavano i nostri luoghi, assolutamente senza alcuna intenzione di offendere o discriminare qualcuno e/o di creare polemica, ma semplicemente disegnando con i ricordi di quando ero bambino le persone con le quali sono armoniosamente cresciuto, molti amici cari e sinceri, di cui alcuni non ci sono più, lasciando profondi ricordi ricchi di affetto da parte della loro consapevole e spesso divertita figura di “foresti”, che hanno calcato l’Andora del passato, contribuendo attivamente al contesto ed agli sviluppi economici e sociali locali di quei tempi passati.
Egoisticamente, richiamando gli immortali ricordi, un malinconico sospiro accompagnato dalla tipica nostra accorata esclamazione: “belìn che tempi!!”.
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LA CUCINA DELLA NONNA
ALTRI TEMPI .....
ATTREZZI DI USO QUOTIDIANO
ANIMALI DOMESTICI
QUANDO C'ERANO LE STAGIONI
I BAGNANTI E GLI ANNI '70 - '80 - '90
Foto fornite da Maria Cipolli, Arcangela Infurna, Sandra Mattei, Ovidia Siccardi, Mario Vassallo
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Sono rimasto affascinato da “Tempi da Luvi” di Luciano DABROI, un progetto di cui avevamo parlato assieme anni fa durante le nostre avventure di condominio: lui mi aveva accennato e chiesto informazioni per impaginare la realizzazione di un “librèttu de nesciàie” (come lui lo definiva) con l’inserimento di fotografie di particolari delle sue pregiate raccolte e di antichi e tradizionali strumenti quotidiani; io gli avevo accennato a voler fare una pubblicazione fotografica sulle chiese della vallata.

Alla fine entrambi non abbiamo fatto quello a cui pensavamo e, comunque in parte, per quanto mi riguarda, ci hanno pensato ottimamente Don Umberto COSTA e Marino VEZZARO.
Tuttavia ho riscoperto nei racconti di Luciano sull’ambiente passato di Rollo, quello che io rivivevo nei racconti di mio papà Berto sulla Marina, sulla “ciassètta” e sulla parte di piana in generale compresa a Levante del Merula, fino alla ferrovia.
Racconti semplici, episodi di vita vissuta, testimonianza di un tempo passato che non ritorna.
Ho trascorso otto anni della mia vita scolastica a vedermi correggere le “inflessioni dialettali” che scrivevo un po’ ovunque: la maestra Linda, prima, e la prof. di lettere Annamaria, poi.
Nelle scuole superiori sono riuscito ad eliminare quei fastidiosi ed antipatici segni rossi di correzione, mantenendo dentro me stesso le origini dell’insegnamento parlato, del mio dialetto.
Volendo riportare e raccontare le storie di mio papà Berto, posso e devo scrivere come ho imparato a parlare da bambino, per non modificare il significato affettivo che tali ricordi vogliono trasmettere.

Con papà.
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I RACCONTI DI PAPÀ
I RACCONTI DI PAPÀ