PARAXO - Andora nel tempo

Andora nel tempo
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iniziativa ideata e realizzata da MARIO VASSALLO
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PARAXO

IL PARAXO
(Ovidia Siccardi - Mario Vassallo)
PARAXO - PRIMA DEL RESTAURO
PARAXO - DOPO IL RESTAURO

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Il castello feudale, detto "Paraxo" ("Paràxu" o "Paòjiu", a seconda delle varie grafie dialettali [paˈɹ̠oʒu in alfabeto fonetico internazionale]), emerge nel punto più alto del colle che domina l’intera vallata; da qui si dipartono varie strade collegate da una via anulare che corre internamente alla cinta muraria.

In questa di aprono due porte archiacute: una a sud - ovest per cui si giunge dal mare, l’altra a nord nell’aspetto monumentale di porta - torre, dominante la strada romana Julia Augusta sottostante e tutta la valle del Merula.
Rovine di costruzioni medioevali databili al XII – XIV secolo, affiorano tra gli olivi all’interno della cinta, in posizione sparsa ed in piccoli nuclei nelle immediate vicinanze esterne, in ricordo di un borgo popolato.

Nel 1965 – 66 sono stati effettuati lavori di scavo e restauro all’interno del "Paraxu", a seguito dei quali sono state asportate macerie occupanti gli ambienti interni e consolidate parzialmente le strutture.
In tale occasione è emersa la base di torre quadrata di 6 metri di lato al centro del "Paraxu", la quale sembrerebbe l’elemento di origine del complesso: il blocco in muratura a sacco è definito all’esterno da conci di pietra grigia, grossi e abbastanza regolari, diversi da quelli che si incontrano nelle altre costruzioni.
Tale rudere potrebbe risalire al periodo delle incursioni saracene (IX – X secolo).
Tuttavia, per la posizione dominante da sud la via Julia Augusta, e per il rivestimento murario piuttosto accurato, è ipotizzabile un’origine più antica, quale torre segnaletica collegata al controllo della strada romana e del ponte sul Merula.


Il "Paraxu" ha il carattere della fortezza, sia per quanto riguarda la posizione che per le sue caratteristiche costruttive.
La pianta ha la forma di un esagono irregolare, con l’angolo a sud - ovest, all’incirca retto; il perimetro sviluppa la lunghezza di metri 98,80, mentre la superficie è di mq 672: il livello del terreno interno, misurato al piano del porticato con volte a crociera corrispondente all’entrata, è di circa metri 2,50 superiore a quello medio del terreno circostante; le sue mura sono alte da 8 a 9 metri sul piano di campagna e dello spessore di oltre un metro, forate da poche finestre e da molte feritoie.
L’entrata principale, rivolta a sud, è costituita da un portale a sesto acuto in pietra squadrata, contornato da una ghiera in mattoni.

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L’intonaco dell’intradosso nella parte interna dell’arco presenta tracce di decorazione a fiori in rosso su campo bianco.

  

Oltrepassata l’entrata si accede ad una vasta sala con volte a crociera irregolari, con una finestra un tempo contornata di mattoni di cui si vedono ancora le tracce, aperta di fianco alla porta principale: sulla parete di fronte a chi entra si hanno tre arcate, di cui una chiusa, mentre sulla parete a sinistra esistono due passaggi, divisi da un muro, che portano verso il corpo di fabbrica principale che si trova in corrispondenza dello spigolo sud - ovest della costruzione.



Nel passaggio più esterno, sul lato sud, si nota l’imposta di una volta a botte crollata.
Il corpo di fabbrica principale è a due piani, ed i timpani dei muri trasversali indicano ancora la posizione e la forma della copertura.Al piano terreno si incontrano sul lato a sud l’inizio di una scala che portava al piano superiore, una sala illuminata da una feritoia e da due aperture verso i passaggi anzidetti ed un’altra sala comunicante con la prima a mezzo di due porte, ed in cui il muro di chiusura verso nord - est è crollato.



In questa sala si conserva una feritoia e, nel muro a levante, l’inizio di una nicchia su cui è incastrata una mensola in pietra, una specie di ripostiglio ed una piccola costruzione collegata, ma esterna, al suddetto corpo principale: tale appendice forse era il forno del castello.
Questi vani erano originariamente coperti con una volta a botte con asse nord - sud, che in corrispondenza della scala e della seconda sala è crollata.
Al piano superiore esistono due locali corrispondenti a quelli del piano inferiore, con due grandi finestre aperte ad ovest verso la valle.
Gli squarci delle finestre sono dotati di panchette in muratura.



Dalla seconda stanza superiore a mezzo di una apertura, che reca i segni di varie trasformazioni, si accede al cammino di ronda, che percorre tutta la sommità delle mura.Il cammino di ronda è munito, su tre vertici alternati, di posti di guardia sporgenti dal filo delle mura (garitte di cui non rimane che la base), in modo da avere il controllo totale della situazione esterna senza angoli defilati alla vista; esso percorre la sommità delle mura stesse, passando sul terrazzo sovrastante la loggia ed interrompendosi solo in corrispondenza del più alto corpo principale.



Inoltre un muro con due aperture, interrotto da un tratto crollato, unisce un lato ad est con quello a nord-ovest, delimitando un vano forse destinato alla guardia; nello spazio tra il suddetto muro ed il corpo principale affiorano dalle macerie i resti dell’incrocio di due muri, di cui uno perpendicolare alla parete del corpo principale ed uno diretto verso il punto in cui il muro isolato presenta una piega.Sulla facciata a sud si hanno i segni di due finestre murate, di cui una con architrave a dorso superiore curvo e conci di appoggio con mensoline ed una ad arco.
La cisterna è situata a nord del corpo principale, con apertura quadrata di circa metri 1 x 1.


Dal punto di vista strutturale, la costruzione presenta tre tipi ben definiti e ben individuabili di murature:
un primo tipo eseguito col sistema a sacco, con un paramento esterno in conci lavorati molto regolari, di forma pressoché cubica, di un calcare a tinta molto calda come quello utilizzato nella chiesa dei Santi Giacomo e Filippo e nella parte inferiore della porta – torre;
un secondo tipo in pietra sbozzata di colore grigio freddo, eseguito parte a sacco e parte a muratura ordinaria, con corsi abbastanza regolari, ma di spessore molto variabile l’uno dall’altro e con inclusione di pezzi di laterizio;
un terzo tipo eseguito in tempi molto più recenti con scarsa abilità, reca ancora i segni dell’intonaco con cui era stato rinzaffato.
Le parti inferiori dei muri perimetrali, ad eccezione della parte a nord e a nord - est che sono tutti in muratura del secondo tipo, sono in muratura del primo tipo, evidentemente la più antica, mentre le parti superiori sono del secondo tipo, con qualche rappezzo del terzo tipo.
Le diverse murature rivelano la costruzione tardo – romanica e la successiva ristrutturazione della prima metà del ‘200, durante la quale si eressero gli ambienti interni al recinto.
Gli speroni di consolidamento che appaiono sul perimetro sono tutti in muratura del secondo tipo, così come il corpo principale e tutte le altre costruzioni interne, mentre gli stipiti dei vani aperti nelle murature del secondo tipo portano tracce di riquadrature in mattoni.
Le aperture più antiche e quindi partecipanti della prima maniera di costruzione, quali porta principale, finestra con architrave (murata), feritoie, hanno i conci degli stipiti ricorrenti con i corsi della muratura e con essa formanti parte integrante.
Sull’angolo sud – ovest del "Paraxu" si rileva un massiccio sperone di consolidamento, che due disegni del D’Andrade permettono di ascrivere alla fine del secolo scorso.




(1) e (2) Elaborati tratti da "Studio per il recupero architettonico - urbanistico del Castello di Andora" - Ovidia Siccardi - Facoltà di Ingegneria - Università di Genova - 1995/96

(*) Testo rielaborato tratto da "Studio per il recupero architettonico - urbanistico del Castello di Andora" - Ovidia Siccardi - Facoltà di Ingegneria - Università di Genova - 1995/96

"Introduzione allo studio del Castello di Andora" - Riccardo De Maestri - Rivista Ingauna Intemelia - Anno XVIII n. 1-4 - Gennaio-Dicembre 1963
Comune di Andora - "Progetto di restauro e risanamento del Castello di Andora"
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